lunedì 9 dicembre 2013

ana


"E' pronto!". Michela vede  correre veloce il suo fratellino verso la cucina. Lei si ferma ancora un pò davanti al pc, sa bene che sua madre chiama a raduno tutti ben prima che sia pronto davvero. Giusto il tempo di dare un'occhiata a facebook. "Ma hai mangiato tutto il frigorifero?" Il commento ad una foto pubblicata da una amica di Michela la lasciò di sasso. Non pubblicava mai foto, si vergognava di mostrarsi, tutti la prendevano sempre in giro. Eppure quella volta quella amica l'aveva messa a nudo davanti a tutti. Rabbia, delusione e sopratutto quel sentirsi soli al mondo improvvisi salirono alla gola di Michela. "E' pronto!", gridò più forte sua madre. Questa volta Michela corse veloce e sedutasi iniziò a mangiare, con la testa bassa ed il cibo che respingeva giù l'amaro che le era in gola. 
Era da un pò di tempo che andava avanti questa storia, Michela buttava giù il dolore ingoiando di tutto. Suo padre da bambina la prendeva in giro perché era rotondetta e lei sorrideva ma dentro senza saperlo si svuotava. A 14 anni quel vuoto era diventato troppo grande e così aveva iniziato a riempirsi di tutto ciò che le capitava a tiro, tutto pur di anestetizzare quel dolore. 
Quella sera però quel commento su fb le ritornava alla testa, lo ascoltava nell'aria e non poteva restare indifferente. Si guardò allo specchio e si odiò come sempre e dentro percepì la voglia di essere altro. Un pensiero si insinuò tra tanti: "smettila, grassona". 
E Michela smise. Fu difficile, ma continuava a sostenerla una forza di volontà strana che le suggeriva sempre: "così no Michela". 
Arrivò il giorno del suo 15° compleanno e per la prima volta decise di pubblicare una foto sul proprio profilo. Corse con un largo sorriso quando sentì il suono della notifica del cellulare: "chissà chi ha messo il mi piace". Quel sorriso divenne veloce una lacrima: "anche con 30 kg in meno non ti si può guardare".
Michela si gettò in lacrime sul divano, a cosa erano serviti tutti quei sacrifici?
Silenziosa dentro di se sentì muoversi ancora quella voce: "non vali niente, smettila di mangiare... smettila". Michela aveva paura e sentì che quel vuoto che aveva dentro poteva essere colmato solo da altro vuoto, quella sera non scese a cena.
Ed il giorno dopo fece lo stesso.
Perse peso, più del dovuto, ma continuò a sentirsi brutta, continuò ad essere sola.

mercoledì 4 dicembre 2013

Chiara... Chiara


Chiara alzati che è tardi. La voce della madre entrò forte in lei ridestandola dal buio dove si era nascosta prima di addormentarsi. Come al solito sua sorella aveva lasciato le imposte aperte, ed una luce calda accecava i suoi occhi. Doveva andare a scuola, in palestra, poi lo studio e tanto altro, ma niente di tutto ciò in fondo le interessava. Dicono che a sedici anni sia normale sentirsi inadeguati, dicono che è da tutti. Ma lei non ascolta, immersa nella musica che le buca le orecchie, orfana delle fantasie da bambina che per troppo tempo le hanno fatto aspettare il principe azzurro. Chiara è fatta così, per quanto tutto intorno a lei sembri dirle il contrario, dentro continua ad avere una piccola speranza che la vita non sia tutta qui.
Vorrebbe poter abbracciare tutto il mondo Chiara, e correre su e giù. E ancora le piacerebbe poter colorare su un foglio bianco tutti i paesaggi che ha in testa. Vorrebbe gridare ad un concerto e tuffarsi sott'acqua e giocare a contare quanto tempo può resistere senza respirare. Vorrebbe passare la vita danzando e perdere un pomeriggio ridendo come una scema tra amici. Vorrebbe correre da lui e senza dire niente stringerlo e baciarlo. Vorrebbe provare ad essere felice e non continuare ad interpretare il ruolo che tutti a turno le danno. 

domenica 24 novembre 2013

un sorriso per ogni risveglio


Un sorriso per ogni risveglio... 
questa era la filosofia di Arianna, perché fermarsi e stare male quando si può sorridere?
E' una ragazza bella Arianna, bella perché quando la guardi sa ancora arrossire, bella perché quando le parli le luccicano gli occhi. Ha i sogni e le speranze della sua età, 19 anni, e quando te li racconta non puoi far finta di niente, viene spontaneo anche a te di sognare ed immaginare un mondo diverso, magari con il suo sorriso. 
Ti innamori facilmente di una così, e poi scopri che è la ragazza di un tuo amico. Ed in fondo pensi che è la cosa più giusta. Ogni tanto la incontri per strada, e non puoi fare a meno di sorriderle e di accompagnarla con lo sguardo mentre va via.
Poi succede che non la vedi più e quasi te ne dimentichi, preso da mille cose inutili che ti ingrigiscono. Ed i colori veri che hai nel cuore quasi li dimentichi. Ma con tenacia costruisci altro, e provi ad essere felice e lo sei.
Un giorno come altri ascolti il pianto di un tuo amico, ti fa vedere il nome di sua cugina su un manifesto e ti racconta di quanto dolore ha dovuto sopportare. E' vento, e dentro di te nasce la sensazione che sia lei e tra mille affiora un ricordo. Una malattia da un nome impronunciabile l'ha portata lontano, e il sapore dei suoi capelli ed il nero dei suoi occhi ti penetrano nel cervello. 
Scopri che è andata via "felice", ed intuisci che la gioia, se ce l'hai dentro, niente può tenerla a bada, deve esplodere. 
Stasera guardo il cielo e tra le stelle rivedo il suo volto.

A presto, non ci siamo mai davvero conosciuti ma quei tuoi sorrisi mi sono rimasti dentro.

martedì 5 novembre 2013

un caffé...


Ti amo, ti amo così tanto che farei qualsiasi cosa per te.
Era la frase che Marta aveva più sentito dirsi negli ultimi anni. Lei, sulla quarantina, non più giovane eppure bella, bellissima perché capace di dipingere in pochi attimi una semplice storia in un affresco di passione. Sorrideva sempre Marta, eppure a Luca il barista sotto casa sua non sembra così.
Aveva l’occhio lungo Luca e gli piaceva fantasticare sulla vita delle persone che passavano per un caffè, in particolare su Marta, la donna più elegante che lui avesse mai incontrato. La vedeva triste, ma non come a chi è capitato qualcosa di brutto, ma triste di quelle tristezze che sanno di solitudine.
E Marta era così, sola.
Aveva dimenticato cosa fosse l’amore vero e così per lei gli abbracci erano diventati semplicemente strette e gli sguardi o le carezze un marcare un territorio, quello del suo corpo che lei non sentiva più veramente suo. Forse aveva bisogno solo di libertà e di un po’ di pace, ma si ostinava invece a chiedere solo un caffè. Luca, chissà perché, la immaginava professoressa di un liceo del centro, e quando le chiese come andasse con i ragazzi lei confuse, e le si strinsero il cuore ed il grembo pensando a quei figli che il suo mestiere le avevano proibito.
Luca ascoltò quel dolore e si fece serio, le chiese perdono per la sua goffaggine e le sorrise. Che sorriso aveva Luca, non diceva ne più ne meno di quello che un sorriso dovrebbe dire, ti faceva sentire abbracciata e basta. Marta sorrise a sua volta e uscì dal bar felice come una ragazzina.

E si convinse che forse quel vuoto che sentiva dentro chiedeva solo un sorriso sincero.

martedì 22 ottobre 2013

quanti amori si sono affacciati da quel balcone


Aveva il colletto del giubbotto alzato e gli piaceva camminare solo come un cane. 
Era un tipo deciso Andrea, i soliti jeans e quel giubbotto, poi una sigaretta e lo sguardo che non incontrava mai gli occhi di nessuno. Camminava ed evitava gli altri, o forse erano gli altri ad evitarlo, non se lo ricordava nemmeno più. Viveva senza sogni ne speranze e rubava ed elemosinava quanto gli serviva per vivere. Aveva cominciato a pungersi tre anni fa ma non ricordava bene come. Il perché lo aveva sempre in testa, l'eroina era l'unica cosa capace di anestetizzare quel dolore che si portava dentro.
Il terzo piano in via Gramsci 41 è sempre stato l'appartamento convenzionato per l'affitto delle supplenti del vicino liceo. Andrea era un bambino quando vide da lì affacciarsi Teresa, la guardava con il sorriso e gli occhi spalancati, forse le ricordava sua madre. Poi ci fu Luisa che si affacciava solo la sera il tempo di una sigaretta, forse fu lei che gli insegnò a fumare. Più tardi Michela, e Andrea era abbastanza cresciuto da poterne sbirciare i seni. L'ultima è stata Maria, aveva i capelli rossi e guardava sempre il mare. Andrea ne era innamorato perché vedeva che i suoi occhi non guardavano gli altri con cattiveria, erano occhi dolci, occhi in cui era un privilegio perdersi. Maria era bella, ed Andrea la spiava mentre lei entrava a scuola e quando andava a fare la spesa. Gli piaceva soprattutto quando lei sceglieva la frutta, era stupido e lo sapeva, ma avrebbe tanto voluto fermare il tempo in quegli attimi. 
Era lì che la spiava anche quella sera calda e con il mare tranquillo. Fu un attimo, un istante in volo e poi un tonfo e poi grida e confusione. Perché era volata via? Andrea non sapeva trovare risposta e non aveva il coraggio di ascoltare quel dolore, ma guardava quel balcone, quanti amori si sono affacciati da quel balcone...

domenica 29 settembre 2013

preparo la valigia



Così solo da sentirmi vuoto
come in una strada di un paese sconosciuto
assaporare tutto e nulla che ti soddisfa
e la tua felicità costa poco eppure
mi manca il respiro e le mie mani cercano qualcosa
e mi basterebbe solo un sorriso

Se avrai la forza di chiudere i tuoi occhi in un pugno
ed il coraggio di gettarli via lontano
allora contemplerai l’Assoluto e l’Eterno,
respirerai Dio

lunedì 23 settembre 2013

lucia amava guardare la luna

Lucia amava guardare la luna, lo faceva spesso, ogni volta che poteva.
Guardava la luna e si dimenticava del resto, era una piccola donna. Non aveva molti amici, anzi forse a scuola era anche emarginata. Il fatto è che non era né bella né brutta, non si faceva notare e passava il suo tempo ad ascoltare cantanti lontani nel tempo con gli occhi rivolti alla finestra. Lucia era una ragazza semplice e non aveva mai fatto del male a nessuno e le piacevano i gatti, perché erano liberi di andare dove volevano.
Cresciuta continuava a guardare la luna dalla stanza in affitto nella città dove aveva iniziato l'università. Quella sera una sua coinquilina portò degli amici e fu impossibile nascondersi. Gennaro la scrutava e lei arrossiva. Uscirono con una scusa verso il balcone e lì con la luna che li guardava si baciarono.
Furono giorni veloci e Lucia quasi dimenticò della sua abitudine notturna. Un giorno a passeggio per la città lui sembrava inquieto e lei aveva un lungo sorriso ed una notizia da dargli. Un caffè al tavolino di un bar sul lungomare, ecco ci siamo, è un gioco di sguardi. "Devo dirti una cosa", la voce di Lucia era tremante.
Poi Gennaro che corre e due, tre uomini che lo bloccano, che lo gettano a terra. Lucia non sa e allora ingenua grida aiuto. Uno degli uomini le mostra il distintivo. 
"Cosa hai fatto Gennaro?". Un grido strozzato uscì dalla bocca di Lucia. Poi un attimo di calma, non gli avrebbe mai raccontato la bella notizia che portava nel grembo.
Forse era stata solo una parentesi, un'avventura. 
La vita di Lucia era cambiata, ma lei per il momento decise solo di tornare a fissare la luna.

lunedì 16 settembre 2013

e lì in fondo


Che occhi aveva in quel momento! Sembrava che tutta l’anima le fosse passata nello sguardo 

Non riuscirò mai a scrivere qualcosa di così vero. Ho bisogno di una sigaretta, e con il fumo se ne va anche la voglia di trovare nuove storie e di pensare. Ok, il paragone con Dostoevskij lo perderebbe chiunque. Ma io ho voglia di scrivere una storia che faccia storia, di tracciare una strada che possa diventare per gli altri la via. 
Spendo tanto di quel tempo a pensare a come dovrebbero essere fatte le cose, a cercare di rendere tutto perfetto. Il mio medico mi ha detto che sono un maniaco del controllo, e che vorrei solo che tutto andasse come deve. 
Come se sapessi distinguere davvero cosa è giusto e cosa è sbagliato.
I momenti peggiori li vivo quando sono a letto, con la faccia nel cuscino sento il fuoco che dallo stomaco grida, ciò che mi circonda non è all'altezza, o forse non lo sono io.
Le mia dita si immischiano fra le vertigini dei miei capelli ed i miei occhi vedono colori nuovi. E lì in fondo una luce: lei, lui, quel bambino, un cane, una palla, un gabbiano, un pittore. E le loro storie escono piano, me le tengo dentro per un pò e poi le caccio fuori. Non scriverò mai niente di eccezionale, eppure ciò che scruto deve prendere forma. E' bello poter vedere qualcuno che, almeno sulla carta, avrà il coraggio di vivere.

mercoledì 11 settembre 2013

banchi e gesso


Dicono che poi un giorno tutto questo mi mancherà.
Mi guardo dietro e penso che non mi interessa. Quante cose sono passate per quei banchi. La scuola non mi piace eppure ogni anno il mio cuore le mette in credito tante speranze.
Gli amici, i prof, le spiegazioni, le interrogazioni e poi i sogni ad occhi aperti, il dormire sul banco, scrivere sui muri, scappare per non essere visti, i filoni giù al mare. 
E mi sta stretta. Se penso che domani dovrò risedermi su quella sedia scomoda e fare a gara per prendere la migliore mi sale la rabbia. La rabbia di chi sa che domani sarà come oggi, la rabbia di chi sa che comunque vada anche domani sarà solo, la rabbia di chi deve saper fingere anche con gli amici, la rabbia di chi non è popolare e vorrebbe esserlo, la rabbia di chi ha la ragazza dei suoi sogni a due metri ma non trova il coraggio di sorriderle un attimo, la rabbia di chi si sente stretto anche nella sua pelle.
Eppure domani sarò seduto ancora lì, i miei occhi continueranno a cercare altro, i miei polmoni torneranno a respirare gesso ed il mio cuore imparerà piano a fissarla da lontano.

martedì 3 settembre 2013

alla mia età


Dicono che sia un'età strana. Dicono che sei grande, ma non abbastanza. Devi iniziare a prenderti delle responsabilità, ma sei ancora un bambino. Penso di vivere l'età dei non. E' difficile capire chi sei se devi partire da così tante negazioni. 
Da piccolo ti basta giocare, ed il tempo scorre via senza pensieri. La mia età è diversa, è tempo di stare affacciati ad una finestra a sognare le mille possibilità che non ti capiteranno mai. E passi il tempo a fantasticare su un telefono che non squilla, su una festa dove tutti saremo troppo imbarazzati per ballare.
E che di preciso nemmeno io so bene cosa voglio, e le mie qualità e le mie decisioni cambiano almeno tre volte al giorno. Potrei essere questo, o diventare quello. E quando si è giù si sa che non sarai mai come lui.
E mi chiudo in stanza, dietro. Dietro il pc che mi protegge dal suo sguardo, dietro i libri che fanno felice mamma, dietro me perché ho paura di non essere abbastanza.
Chi sono davvero? Chi sarò domani?
E che alla mia età ti sembra di avere tutto a portata di mano, e gli occhi si riempiono di lacrime quando ti accorgi che nei pugni rischia di rimanerti solo lo sporco dei tuoi sogni.

martedì 27 agosto 2013

insieme

era un nascondersi per poi mostrarsi e poi tirarsi ancora una volta indietro.
Di certo non ero uno fra tanti. Appena potei andai via da scuola, ma non per inseguire un sogno.
Tutto sommato mi infastidiva guardare i miei coetanei sbattersi tanto per rincorrere piaceri di un momento.
No, preferivo di gran lunga restare fermo in apnea ad aspettare, e se niente fosse cambiato sarebbe andato bene lo stesso.
Con poca voglia lavoravo in una mensa per barboni, stile volontariato, ero il loro cuoco. Mi trovavo bene con loro, non si lamentavano mai di quello che preparavo e mi chiamavano signor Giovanni.
Mi piaceva sopratutto restare a guardarli da lontano, con le pentole accese, mentre si avvicinavano alle tavole. Mi piaceva immaginare le loro storie, i paesi lontani da dove venivano e gli scantinati dove si ritiravano a dormire la notte.
Guardavo le mie pentole e di solito erano loro a raccontarmi chi si sarebbe seduto a quei tavoli. Non avevo un vero e proprio menù, mi affidavo solo agli ingredienti che avevo... uova, riso, fagioli, insalata...
Non avevo grossi legami con nessuno e ciò mi piaceva, mi credevo libero.
Poi un giorno scrutando i miei ospiti la notai. Non era bella, ma non potevo fare a meno di fissarla, era lì seduta e non mangiava. Passò una settimana ed io preparai i miei piatti migliori, provai ad immaginare cosa le piacesse, ma niente. Ero in cucina arrabbiato perché c'era qualcuno a cui non piaceva ciò che cucinavo. Decisi di portarle personalmente il piatto e chiederle cosa diavolo ci fosse che non gradisse.
Mi sorrise e con calma mi chiese un piatto vuoto, lo portai. Prese la forchetta e divise il cibo in due e mi mise un piatto davanti. Poi mi fissò e disse:
"non mi importa del gusto di ciò che prepari, aspettavo solo qualcuno con cui poterlo condividere".

lunedì 26 agosto 2013

I'll go

A volte si sente semplicemente il bisogno di partire.
Lasciarsi alle spalle ciò che si vive e tuffarsi in qualcosa di nuovo, di diverso.
C'è delusione a volte in questo, oppure semplicemente quel senso di inadeguatezza che traspare dai tuoi mezzi sorrisi.
Io non so ancora bene perché sono andato, ma so che sono uno di quelli che per indole fuggirebbe sempre, e che invece per vocazione ha una voglia matta di ritornare.
C'è qualcosa di profondo che mi lega non tanto alla mia terra o ad una straniera, bensì all'idea di camminare.
Ci sono due modi di vivere la vita, o fermi o in movimento. E sono entrambi giusti, basta solo scoprire di quale siamo fatti noi.
Forse non andrò mai troppo lontano dalla mia terra, eppure continuerò a camminare lontano.

mercoledì 21 agosto 2013

un puntino



eri poco più di un puntino mi avevano detto.
Tua madre è così bella. L'ho conosciuta per caso, in un bar.
Lei era con delle amiche ed io per scommessa dovevo fermarmi a parlarle. Naturalmente non mi degnò nemmeno di uno sguardo. Tornai in quel locale ogni pomeriggio, senza incontrarla mai.
Poi un giorno, per caso, la vidi in panetteria.. E stesso copione, lei rise tanto e io le chiesi il numero di cellulare. Mi diede solo una cifra, le altre avrei dovuto meritarmele.. Ogni volta che ci saremmo incontrati avrei dovuto farla ridere. 
Dopo 9 mesi il numero era mio, ed io ero suo. 
Come è bella tua madre, era stupendo stare con lei, quando sorrideva solo per me. 
Eravamo innamorati, e mi sembrava di poter avere il mondo in mano. Poi un giorno avvertì dei dolori, la portai in ospedale, anche lì in attesa sul lettino era bellissima. Il medico non ci mise molto a rassicurarci, non c'era nulla di strano in quei fastidi, era solo incinta.
Il mondo fra le mie mani si sgretolò e dentro di me si ruppe qualcosa. Io volevo solo i suoi abbracci, il suo sorriso, il profumo dei suoi capelli. Ero un ragazzo. 
Scappai, non ti volevo, volevo solo lei, lei sola. Ero solo.
Passarono due settimane, decisi di rincontrarla. Avevo paura, ma avevo capito che stare insieme era il modo giusto per preparare il tuo arrivo.
Lei era bellissima, ma non mi sorrideva. Come poteva crescere un figlio da sola? Come avrebbe fatto con il lavoro? Cosa avrebbero detto tutti? Nessun uomo mai si sarebbe avvicinata a lei. Delle amiche le avevano consigliato l'aborto. 
Eri poco più di un puntino,
tua madre è bellissima,
io non sono stato capace nemmeno di donarti un nome.



venerdì 2 agosto 2013

un pugno al cielo


Quanto sangue esce dal mio naso. Lo vedo scorrere in questo fottutissimo lavandino e la testa balla che un piacere. Mi guardo allo specchio, sono davvero io quella con questo naso a pezzi e questi occhi socchiusi? Mi ci vorrebbe del ghiaccio, ma come al solito non c’è.
Tutto è andato all’aria, ho investito i miei tempi ed i miei sforzi e non è bastato, tutta me stessa per rimanere al tappetto, ancora. Cosa sarai domani? Ancora la stupida Ireta che serve ai tavoli per 1,5 € all’ora, sempre che te lo permetteranno con questo viso sfregiato.
Tempo sprecato a credere in me e a nascondere i miei limiti, tempo passato ad allenarmi e a difendermi da tutti. Non è normale che una ragazza tiri pugni, eppure è l’unica cosa che mi riusciva bene, fino a ieri. Come è strana la vita, nasciamo con la capacità di sognare e contemporaneamente abbiamo iscritto nel nostro dna la sconfitta e la miseria. Nulla da fare per una come me.
E’ passato già un anno da quando il mio allenatore mi ha notata, un ragazzotto mi allungò una mano sulle gambe ed io d’istinto gli ruppi il muso, un diritto senza mezze misure. Ero sola in questa città dove sono arrivata per scappare da tutti e soprattutto da me e così perché non accettare quell’invito? Tutte le mie amiche di scuole danzavano, ed io in un certo modo facevo lo stesso allenandomi. E poi gli incontri, quanta adrenalina quando la mia avversaria crollava a terra portandosi al suolo anche un pezzo di me. Ho visto il mio gancio sinistro rompere il sopracciglio di una e gettare via la rabbia per non essere mai stata presa troppo in considerazione a casa, un naso rotto per buttare gambe all’aria tutti quelli che mi avevano emarginata, la piccola e stupida Ireta.

Oggi è andata diversamente, lei ha fatto prima di me ed io sono caduta giù e la rabbia che ho dentro mi è rimasta in gola, ed il sangue perso mi ha fatto ricordare solo quanto sono stupida e fragile. E’ in serate come queste che percepisco di essere ridicola, ed il vomito e la rabbia dallo stomaco salgono, e avrei solo voglia di poter tirare un pugno al cielo.

lunedì 8 luglio 2013

Cross


è molto caldo, e la terra battuta forse ne aumenta anche di più la percezione. Allenarsi con questo clima è insopportabile, il corpo sembra non volerne sapere. Il sudore cola e ti si appiccica addosso e tu corri. Corri, e forse ti rendi conto che nella tua vita non hai mai fatto nient’altro, correre per scappare o per arrivare prima, ma in fondo che senso ha?
un fischio, il cervello che ritorna, il mister chiede di provare a giocare un po’. E’ la cosa preferita da Nicola, la partita. Che sia tra amici o una finale non importa, è cresciuto così, tirando calci. Ed ora si allena per il campionato, è felice, dopotutto fa ciò che ha sempre desiderato, è il centrocampista della squadra della sua città e tutti attorno gli vogliono bene. Eppure quel sudore gli rimane appiccicato addosso, giocare è bello ma dura solo 90 minuti, ed è così che Nicola vede la sua storia, 90 minuti per volta. Il calcio è tutta la sua vita eppure questa gli inizia ad andare stretta.

Ma intanto giochiamo e speriamo, si forse arriverà oggi il cross giusto, forse Nicola potrà calciare al volo

venerdì 21 giugno 2013

Tulipani gialli

gli occhi che piano si riabituano alla luce, uno sguardo al cellulare. Le 6.05, come al solito troppo presto. Non vale la pena, e così mi rigiro tra le coperte bagnate di sudore. Le 6.20, ok mi alzo. Ed è un frastuono, levo la maglia le mutande e sotto la doccia. L’acqua è calda e mi risveglia. Cosa è successo ieri? 
Si, quelle voci, quel rumore e poi… e io? Non ricordo cosa ho fatto.
Faccio il caffè e accendo una sigaretta, ingoio il fumo con rabbia. Flash di ieri sera, qualcuno suona una chitarra e Stef è come al solito arrabbiata, sono tornato tardi, dice che non la penso, dice che metto tutto davanti a lei, davanti a noi. Forse ha ragione. Forse non sto pensando nemmeno a me stesso, devo comprarle dei fiori, i fiori risolvono sempre tutto.
Scendo e cerco dei tulipani gialli, i suoi preferiti. La chiamo, è a casa, arrivo da lei. Io, il mio sorriso e i tulipani gialli. Mi guarda in lacrime, ha un taglio su un labbro ed un occhio nero. Cosa ti è successo Stef? Chi ti ha toccata? Ancora lacrime… i fiori non risolvono sempre tutto.
Accendo una sigaretta, sono in piazza su una panchina. Io, il mio sorriso e i tulipani gialli.

Ho bisogno ancora di un goccetto

domenica 2 giugno 2013

un cane senza nome

Era già sera ed era già abbastanza sbronzo e deluso per bere ancora.  Così decise di fare quattro passi, per portare a spasso il cane. Il cane, non il suo cane, quello di lei che se ne era andata lasciandogli quell'ammasso di peli in salotto. Ma a Daniele piaceva quella strana compagnia silenziosa. La notte era scura, priva di stelle, ma il cielo era chiaro. La spiaggia deserta era il posto perfetto per poter restare lì a contemplare, a mangiarsi le mani e a maledirsi... per tutto ciò che aveva fatto e per tutto ciò che avrebbe dovuto dire e fare. Forse non era più nemmeno il caso di prendersela tanto. Ormai si trattava di passato e in fondo era davvero importante? Il mare iniziò muoversi e il vento tuonava e Daniele dentro trovò pace, il dolore che viveva in fondo era come quelle onde. Si buttavano contro la spiaggia ma poi ritornavano indietro senza grossi problemi. Lui era la spiaggia e poteva bagnarsi ma non sciogliersi del tutto. Poi un lampo e la pioggia e ancora un nodo alla gola, forse lui era solo quell'acqua cattiva che continuava a colpirlo. Il cane senza nome iniziò a spingerlo per tornare indietro. Daniele si alzò e salutò il mare, salutò il suo dolore e salutò se stesso. Dopo il temporale tutto sarebbe stato diverso.

sabato 18 maggio 2013

Pietà

La pietà è il dono che ci aiuta a considerare Dio come Padre. Credere sul serio che Dio è padre e ci ama dona forza, pace e gioia. Rende vivibile la vita che altrimenti, in più di un caso, sarebbe insopportabile. Se Dio è mio padre, non attribuirò al caso gli eventi della mia giornata, ma li considererò indicazioni del suo amore.

La Parola di Dio: Es 3, 1-22 e Lc 15, 11-32

un video speciale...

anche per la vita di Simona potete vedere tanto altro su youtube...

Preghiamo...
Ho bisogno di penetrare fino in fondo
nell’idea che Dio è mio padre.
Padre tenero, padre che si alza sempre prima di tutti,
padre che ha scritto sulle palme delle sue mani
il nome di ogni uomo che arriva in terra,
padre che è come il mare: regge che gli si abbandona,
padre che è l’ultimo a lasciarsi impressionare dalle mie sbandate,
padre che asciugherà ogni lacrima.
Santo Spirito, non privarmi mai del dono della pietà!
E’ il tuo dono più dolce: il dono che mi fa sentire figlio,
il dono che mi permette di vivere e di poter sopportare di morire.
E’ vero che credere in Dio padre non mi libera dai dolori,
non mi libera da certe paure, ma mi libera dalla malattia
che distrugge l’uomo dal di dentro: l’angoscia.
Non privarmi mai del dono della pietà!

venerdì 17 maggio 2013

Scienza

La scienza è il dono della conoscenza-amore. Immette l'amore nel conoscere. Chi ama capisce meglio, capisce prima, capisce di più. Anche Dio lo comprendi davvero solo se ti innamori

Confrontiamoci con la Parola: Gen 1, 1-31 e Lc 13, 6-9

il video... un pò cervellotico, ma a me piace tanto




Preghiamo...
Troppe volte i miei pensieri
hanno una radice sola: quella piantata nel cervello;
mancano della seconda radice, non meno importante:
quella piantata nel cuore.
Per questo sono freddi, indifferenti,
interessati, distaccati: pensieri da computer!
I miei pensieri non hanno il dono della Scienza.
Santo Spirito, fa’ che non uccida mai l’amore,
che non spari mai ai sentimenti:
posso capire solo le persone alle quali so sorridere!
Santo Spirito, da’ soprattutto agli educatori
il dono della conoscenza-amore.
Perché le persone non si imparano: si comprendono.
Perché solamente chi ama ha il diritto di educare;
solamente chi abbraccia può essere guida.






giovedì 16 maggio 2013

Fortezza

La fortezza è il dono del coraggio, della costanza, della tenacia. Il primo materiale della vita è la volontà. Chi ha volontà porta ardore là dove c'è grigiore; porta invenzione dove c'è ripetizione. Chi ha la fortezza non segue la pista, la inventa... la fortezza ti permette di passare per la porta stretta, la porta giusta

La parola di Dio: Gb 1, 1-22 e Gv 13, 1-15 
(sul libretto abbiamo sbagliato il brano del Vangelo, perdonateci. Il brano giusto è questo del blog)

ora il video... questo penso lo conosciate, ma fa bene un pò di ripetizione;)



Preghiamo...
Per dare il meglio abbiamo bisogno del dono della Tua fortezza.
Falla scendere con abbondanza nelle case,
nelle scuole, persino nelle chiese.
Tutti oggi tentano di addolcire tutto:
il caffè è decaffeinato, il tè deteinato,
le olive sono senza nocciolo…
Gli educatori non uccidono i ragazzi
ma li devitalizzano accontentando ogni loro capriccio;
li illudono che la vita sia una crociera;
li allevano col sedere nel burro.
Santo Spirito, donaci la «Fortezza»:
solo la grinta firma i successi,
solo un supplemento di fatica salverà il mondo.
Liberaci dalla sindrome di Giona
che voleva fuggire davanti alle responsabilità;
liberaci dal minimalismo che fa crescere uomini bonsai,
uomini in edizione tascabile.
Santo Spirito, donaci la fortezza di Cristo,
donaci il suo coraggio.
Tu sai bene che a fare un uomo, a fare un santo,
occorre più coraggio che tempo.


mercoledì 15 maggio 2013

Intelletto

Il dono dell'intelletto ci aiuta a non essere superficiali ma ad arrivare al cuore delle cose. E' il dono che mi dice di ritornare al cervello, ci ricorda che l'apparire non è essenziale. Essere belli non è un dovere... dovere è essere luminosi

Confrontiamoci con 1 Re 3, 16-28 e Mc 7, 24-30

uno spezzone di "Coach Carter"


Preghiamo...

Vieni, santo Spirito,
raggiungimi col dono dell’«intelletto».
Fammi capire che la cellulite non è un’onta;
che è meglio mettere in mostra il cervello che la pelle.
fa’ che non confonda la statura con la grandezza,
che non giudichi le persone dalla piega dei pantaloni.
Dammi «Intelletto» per ricordarmi che
l’apparire non è decisivo:
se bastasse l’apparire,
la rosa dovrebbe fare la minestra meglio del cavolo.
Ma, soprattutto, dammi «Intelletto» per ricordarmi
che quando Tu prendi le misure di un uomo
metti il metro attorno al cuore, non attorno alla vita.

Da notare l'orario di pubblicazione, buona giornata ;)

martedì 14 maggio 2013

Consiglio

Ci aiuta ad individuare la strada giusta, a conoscere il progetto che Dio ha su di noi. Ci proietta nel domani sconfiggendo il presentismo. Il dono del Consiglio ci permette di non sprecare le nostre risorse, aiutandoci a decidere presto e a decidere alla grande, senza fermarsi ai "ce la farò?" che spesso ci bloccano la vita

La Parola di Dio: Is 7, 1-14 e Lc 1, 26-38

e poi il video,


Preghiamo...

O Signore, cosa hai inteso fare di me?
Ho bisogno di «Consiglio».
Tu mi hai chiamato a guardare in alto, ma le vie sono tante.
Ho bisogno di «Consiglio» per non infilare la strada sbagliata.
Tu mi hai chiamato a compiere ciò che edifica,
non ciò che gratifica.
Guidami, Luce divina!
I miei occhi han bisogno di collirio per non confondere
la via giusta con la via facile.
Non privarmi mai del tuo «Consiglio».



Potrebbe essere bello conoscere meglio la vita di Enrico e Chiara Corbella Petrillo, su youtube ci sono parecchi video che ne raccontano la storia completa

Buona Vita


lunedì 13 maggio 2013

Sapienza

Il dono della Sapienza ci arricchisce di due cose: il gusto del creato e del suo creatore. Chi ha il dono della sapienza impara dal creato vedendo in esso l'armonia creatrice. Grazie ad esso siamo capaci di distinguere il bene dal male, ci da la patente per la vita perché ce ne spiega il senso

Confrontati con 1 Sam 24, 1-23 e Lc 10, 25-28

Ora il video: Genio Ribelle


Preghiamo...

Vieni Santo Spirito e donaci la sapienza.
La scienza non basta.
la scienza ci dice quel che è possibile,
la sapienza quel che è lecito.
La scienza guarisce le mani,
la sapienza ci insegna ad usarle.
La scienza prepara cuori artificiali,
la sapienza cuori saggi.
La scienza ci fa potenti,
la sapienza ci fa uomini.
Vieni, Santo Spirito: donaci la sapienza!
E’ vero che senza la scienza la vita si arresta,
ma senza la sapienza si imbarbarisce.
Donaci la sapienza:
senza sapienza la terra genera mostri.

Anche per voi il lunedì è difficile iniziare??? 
Buona Vita

domenica 12 maggio 2013

Timor di Dio


Il timor di Dio è il sentirci sempre sotto lo sguardo del Signore, preoccupati di piacere più a lui che agli uomini. Il timor di Dio è l’atteggiamento del figlio che vuole corrispondere all’amore del Padre, non è l’ipocrisia di chi cerca di farsi trovare occupato al passaggio del datore di lavoro

Confrontati con Gen 22, 1-14 e Mt 17, 1-8

Ora il video: Costruire, Niccolò Fabi


Preghiamo...

Santo Spirito, il dono del timor di Dio è un dono saggio.
Dio è Dio e io sono un uomo.
Dio è il creatore e io la sua creatura.
Dio è la fonte, io l’assetato.
Dio è il mare, io la goccia.
Dio è la corrente, io il filo elettrico.
Dio è potente, io debole.
Dio è santo, io peccatore.
Santo Spirito, il dono del timor di Dio
è un dono che mette le cose a posto:
solo a Dio si deve onore, solo a Dio si deve gloria!
E’ bene che sia così, perché là ove un uomo sale in cattedra,
mille son fatti zittire.
Santo Spirito, il dono del timor di dio mi fa intelligente:
mi ricorda che devo inginocchiarmi
se voglio innalzarmi.
Il tuo dono mi convince che sono povero:
mi spinge ad alzare le mani e pregare;
mai con timore, però, ma con amore:
è vero che sono un nulla,
ma sono un nulla abbracciato da te che sei Tutto.

Buona domenica e buon "inizio" ;)

Una settimana "diversa"

Con oggi inizia la settimana in preparazione alla Pentecoste.
Perché non provare a prepararci in modo diverso?
Vi propongo allora un piccolo esercizio, da fare ogni giorno... 10 minuti, ci stai?

Ecco le regole

I frutti della Risurrezione

Schema giornaliero
Segno di Croce
Invocazione allo Spirito
Lettura biblica di riferimento
2 minuti di silenzio
Video di riferimento
Commento al “dono”
Esame di coscienza
·        Signore ti lodo…
·        Signore perdonami…
·        Signore donami…

Domenica
Dono dello Spirito
Lettura biblica
Video e Commento
Timor di Dio
Gen 22, 1-14
Mt 17, 1-8
toccandolaparola.blogspot.it
“Costruire”

Lunedì
Dono dello Spirito
Lettura biblica
Video e Commento
Sapienza
1 Sam 24, 1-23
Lc 10, 25-28
toccandolaparola.blogspot.it
“Genio Ribelle”

Martedì
Dono dello Spirito
Lettura biblica
Video e Commento
Consiglio
Is 7, 1-14
Lc 1, 26-38
toccandolaparola.blogspot.it
“Chiara ed Enrico”

Mercoledì
Dono dello Spirito
Lettura biblica
Video e Commento
Intelletto
1 Re 3, 16-28
Mc 7, 24-30
toccandolaparola.blogspot.it
“Coach Carter”

Giovedì
Dono dello Spirito
Lettura biblica
Video e Commento
Fortezza
Gb 1, 1-22
Lc 13, 6-9
toccandolaparola.blogspot.it
 “Everything”

Venerdì
Dono dello Spirito
Lettura biblica
Video e Commento
Scienza
Gen 1, 1-31
Lc 13, 6-9
toccandolaparola.blogspot.it
 “American Beauty”

Sabato
Dono dello Spirito
Lettura biblica
Video e Commento
Pietà
Es 3, 1-22
Lc 15, 11-32
toccandolaparola.blogspot.it
 “Simona Atzori”



Passo dopo passo, ogni giorno posterò qualcosa di nuovo

Ci conto ;)