Dicono che poi un giorno tutto questo mi mancherà.
Mi guardo dietro e penso che non mi interessa. Quante cose sono passate per quei banchi. La scuola non mi piace eppure ogni anno il mio cuore le mette in credito tante speranze.
Gli amici, i prof, le spiegazioni, le interrogazioni e poi i sogni ad occhi aperti, il dormire sul banco, scrivere sui muri, scappare per non essere visti, i filoni giù al mare.
E mi sta stretta. Se penso che domani dovrò risedermi su quella sedia scomoda e fare a gara per prendere la migliore mi sale la rabbia. La rabbia di chi sa che domani sarà come oggi, la rabbia di chi sa che comunque vada anche domani sarà solo, la rabbia di chi deve saper fingere anche con gli amici, la rabbia di chi non è popolare e vorrebbe esserlo, la rabbia di chi ha la ragazza dei suoi sogni a due metri ma non trova il coraggio di sorriderle un attimo, la rabbia di chi si sente stretto anche nella sua pelle.
Eppure domani sarò seduto ancora lì, i miei occhi continueranno a cercare altro, i miei polmoni torneranno a respirare gesso ed il mio cuore imparerà piano a fissarla da lontano.
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