lunedì 31 dicembre 2012

di ritorno da Assisi

ogni volta che torno ad Assisi sono emozioni nuove.
un piccolo borgo che sa riempirmi di emozioni e di scelte.
Quest'anno ci sono arrivato accompagnando un gruppo di ragazzi di più o meno 13 anni, un programma ferrato con tanti luoghi da vedere e cose da scoprire.
Ieri sera ritornando ho fatto un pò i conti con me stesso, e guardando all'esempio di Francesco mi sono reso conto di come abbia ancora tanto cammino da fare.
Ho il Vangelo in tasca come lui e come lui provo ad essere solo per gli altri, eppure c'è in lui qualcosa di diverso, quel qualcosa in più che lo stesso Gesù ha rispetto a tutti gli altri.

Francesco, come Gesù, non è semplicemente l'uomo del perdono, della pace della riconciliazione... lui è Perdono, Pace e Riconciliazione

e mi sono detto... è così che dovrei essere, è così che dovrebbero essere tutti.
Perché non provarci?
Perché questo 2013 non dovrebbe aprirsi nel segno dell' "essere" e non del fare?
E così sia, Signore concedimi di non spendere più le mie energie per delle azioni ma per essere quelle azioni stesse. Concedimi di essere Riconciliazione, Pace, Amore

giovedì 27 dicembre 2012

noi non possiamo

leggevo oggi Atti 4, 13-20:


Vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e considerando che erano senza istruzione e popolani, rimanevano stupefatti riconoscendoli per coloro che erano stati con Gesù; quando poi videro in piedi vicino a loro l'uomo che era stato guarito, non sapevano che cosa rispondere. Li fecero uscire dal sinedrio e si misero a consultarsi fra loro dicendo: «Che dobbiamo fare a questi uomini? Un miracolo evidente è avvenuto per opera loro; esso è diventato talmente noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme che non possiamo negarlo. 
Ma perché la cosa non si divulghi di più tra il popolo, 
diffidiamoli dal parlare più ad alcuno in nome di lui». 
E, richiamatili, ordinarono loro di non parlare assolutamente né di insegnare nel nome di Gesù. Ma Pietro e Giovanni replicarono: «Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi stessi; noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato».


e mi sono fermato a rifletterci un pò...


perché due uomini qualunque avrebbero dovuto affrontare il giudizio del sinedrio per delle semplici idee? A quanto pare le loro motivazioni erano altre. Avevano trovato il Cristo, il Messia, eppure questo non gli bastava dovevano gridarlo al mondo e così con i loro pochi limiti annunciano la morte e la risurrezione di Gesù. Perché non possono tacere.

Questo brano mi rode dentro perché mette in evidenza invece tutti i miei silenzi di perbenismo. Non ho la forza ne l'audacia degli apostoli e rimango fermo a non combattere contro un mondo che è un contr'annuncio. Il sangue che ogni giorno milioni di fratelli getta via grida dall'asfalto della mia città e chiede riposo, ed io faccio ancora finta di non sentire, anestetizzandomi dietro false scuse e mezze verità.

L'annuncio della buona notizia mi brucia dentro ed in questo momento avverto tutta la povertà di chi non sa affrontare una missione così impegnativa e viva.

Signore donami un pò dell'audacia che contraddistingueva Pietro e Giovanni, perché la mia vita sia lode e non più un rincorrere lodi come fino ad oggi è stata.





lunedì 24 dicembre 2012

condivisioni partendo da Zaccheo

grazie per oggi,

perché oggi ci siamo messi lì come sempre e abbiamo provato a condividere un pezzetto della nostra storia e ci siamo riusciti. La Parola di Dio apre il cuore e la contemplazione di quanto accade nel Vangelo dischiude i nostri dolori ed i nostri tormenti alla buona notizia, Gesù ci vuole bene e non si fa problemi a morire per noi... e questo ci libera e ci fa sentire più leggeri, non elimina i nostri problemi ma ci mette in cammino, e pian piano  potremmo arrivare a vivere appieno, Liberi.

Grazie sopratutto a te, vi voglio bene

domenica 23 dicembre 2012

Natale... e Speranza


Mi avvicino a questo tempo dell'anno sempre con molta difficoltà. Luci per strada, musiche e colori e dolci e persone felici mi hanno sempre messo un pò di tristezza. Ed in fondo ho sempre pensato di essere un pò strano, inadeguato. 
Quest'anno però è avvenuto qualcosa di straordinario, ho fatto una scoperta, grazie ad una pagina del Vangelo di Luca, una pagina famosa... leggiamola insieme:

Luca 1, 26-38
Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret,  a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.  Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.  Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.  Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre  e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». 
E l'angelo partì da lei. 

Ho letto e riletto questo brano tante volte, eppure quest’anno mi ha detto qualcosa di unico. Ho guardato Maria affaccendata e l’arrivo dell’angelo Gabriele, il suo parlarle ed il suo predirgli il grande disegno di Dio. E mi sono guardato dentro ed ho scoperto come questo stava per diventare l’ennesimo Natale di “affaccendamenti”, preso da mille ed una cose da fare ma vuoto di Speranza.
Si, quest’anno ho scoperto che cosa volesse dire Sperare… sarà stata la profezia Maya ed il tanto parlare della fine del mondo, ma mi sono ritrovato a guardare Maria come ad una donna pronta a dire SI perché certa che Dio prima o poi sarebbe passato per la sua vita. E così mi sono preparato anche io, con paura, come quella che deve aver provato Maria davanti ad una missione così grande, ma anche con risoluta Speranza, certo come la vergine che se c’è Dio allora è la cosa più bella e più giusta alla quale potessi essere chiamato.
E così mi avvicino a questo Natale, per la prima volta nella gioia, ascoltando il mio cuore che esulta per l’incontro con il Risorto che continua a venire nella storia e che sempre più si prepara e ci prepara alla venuta finale.
Signore e fratello Gesù, donami per questo Natale di essere persona di Speranza, non per essere anestetizzante di questo mondo, ma per essere Pace, nel dolore e nella sofferenza, anche quando le storie che mi circonderanno saranno più grandi di me. Grazie perché ci sei.

Commento al vangelo del 23 dicembre 2012

Toccando la Parola


Toccando la Parola è prima di tutto un’esperienza, quella del toccare appunto, del prendere per mano, dell’assaporare, un testo. E non un testo qualunque ma quelle pagine considerate come Parola ispirata dallo stesso Dio.
Quando ho iniziato quest’esperienza io stesso ero dubbioso su questa cosa, e pensavo che “Parola di Dio” fosse solo un modo di dire, ma poi ho scoperto che non è così… e l’ho fatto non leggendo, studiando o provando a capire cosa di importante ci fosse in quelle righe, ma “toccando” e permettendo alla forza di quelle parole di toccare la mia vita, la mia storia e la mia persona. E la Parola mi ha lavorato e mi ha fatto scoprire chi sono e cosa mi fa bene e cosa mi fa male, e ancora mi aiuta in questo cammino.
Come possibile ciò??? Ancora me lo chiedo, eppure è proprio così, come bere un bicchiere d’acqua.
All’apparenza nulla di straordinario, è qualcosa che si fa senza pensarci troppo, eppure quanto è fondamentale per il nostro benessere quella freschezza, quella limpidezza? Quante cose all’apparenza sembrano migliori, più attraenti, ma alla fine ti lasciano ancora più assetato? Forse perché, anche se non si vede, noi stessi siamo fatti per la maggior parte d’acqua…
E credo sinceramente che oltre all’acqua ci sia dell’altro, quel qualcosa che ancora ci fa sognare in un domani migliore, quel qualcosa che continua a spingerci ad essere di più, che ci da forza anche in quelle situazioni che sembrano davvero schiacciarci e lasciarci vuoti.
E “toccando la Parola” è un’occasione per fare conoscenza di quel “qualcosa”.