giovedì 27 marzo 2014

E' un gioco di sguardi e promesse rubate


"Non puoi mica dirlo quando ti innamori! E' qualcosa che ti viene e basta, e con semplicità la tua testa ed il tuo cuore non pensano che a lui". Irene aveva ascoltato queste parole tante volte e mai ci aveva dato peso, eppure ora, in metro all'impiedi verso il finestrino, non può fare a meno di girarsi e guardarlo. L'ha visto la prima volta ieri, allo stesso posto; chiuso nel suo cappotto con la testa reclinata sul finestrino. Scende una fermata prima della sua e sale prima.
Chissà se mi ha notata, chissà se mi ha vista, magari oggi mi ferma, perché non scendere alla sua fermata e scoprire chi è, dove lavora...
E' un gioco di sguardi e promesse rubate l'amore, la fantasia rincorre un'occasione.
Irene è in metro ed il suo cuore sogna già un altrove

martedì 18 marzo 2014

nella ricerca di un volto

la vita era un gran casino. Almeno la sua era così.
Non era tanto la sua infanzia a creargli problemi, o i suoi amici o le donne rincorse ed incontrate.
Non era il cercare un lavoro o il completare gli studi che ammazzava le sue giornate.
Era qualcosa di diverso da quel fare a cui tutti sembravano ostinatamente legati. 
Era una voglia dentro di pace e di luce. 
La verità è che in fondo non si era mai sentito parte di questo mondo, e se tutto lo vivi dal di fuori finisce davvero che il mondo poi un giorno ti tenga fuori, alla porta.
E così le persone che incontri diventano solo una scusa per mostrare un volto di te diverso, nuovo, che non ti faccia rimpiangere le vecchie espressioni, le tue false emozioni. 
Poi sei solo, nell'armadio riguardi tutti i volti che provi ad essere, tutti i personaggi che ti sei costruito e che piano non ti hanno più permesso di respirare. 
E resti intrappolato nella ricerca di un volto che si applichi bene sulla tua faccia. 
Uno sguardo ed un sorriso che trovino il coraggio di essere davvero tuoi.

mercoledì 12 marzo 2014

restare abbracciati

L'amava, l'amava più di ogni altro pensiero. I suoi capelli, le sue mani... lei. L'amava almeno quanto si odiava, un ragazzo di 20 anni come tanti, per lui come troppi, patetico. La rincorreva con lo sguardo ma non aveva il coraggio di avvicinarsi. Poi fu lei a fare la prima mossa e lui era confuso e felice. Si, era felice e tutto gli sembrava a portata di mano. Eppure dopo un pò anche questo iniziò a non bastargli, fu un attimo ma inspiegabilmente non provava più il desiderio di restare abbracciato a lei, quanto erano vuoti i suoi abbracci. Si risentì inadeguato e solo. Si scoprì debole e fragile. Lesse un passo della Bibbia: "quando sono debole allora sono forte". Si accese una lampadina, fu un attimo che dentro gli portò pace. I deboli sono i preferiti del Signore, i soli sono i preferiti, e anche lui si sentì un preferito, si sentì amato.
Pianse e si inginocchiò. Da quanto tempo non respirava a pieni polmoni? Perché da piccolo corse via lontano dal prete e dalla chiesa? Eppure ora si sentiva pieno. Troppo, da doverlo donare, e fu così che corse ad abbracciarla ancora, e questa volta la respirò finché poté.