venerdì 21 giugno 2013

Tulipani gialli

gli occhi che piano si riabituano alla luce, uno sguardo al cellulare. Le 6.05, come al solito troppo presto. Non vale la pena, e così mi rigiro tra le coperte bagnate di sudore. Le 6.20, ok mi alzo. Ed è un frastuono, levo la maglia le mutande e sotto la doccia. L’acqua è calda e mi risveglia. Cosa è successo ieri? 
Si, quelle voci, quel rumore e poi… e io? Non ricordo cosa ho fatto.
Faccio il caffè e accendo una sigaretta, ingoio il fumo con rabbia. Flash di ieri sera, qualcuno suona una chitarra e Stef è come al solito arrabbiata, sono tornato tardi, dice che non la penso, dice che metto tutto davanti a lei, davanti a noi. Forse ha ragione. Forse non sto pensando nemmeno a me stesso, devo comprarle dei fiori, i fiori risolvono sempre tutto.
Scendo e cerco dei tulipani gialli, i suoi preferiti. La chiamo, è a casa, arrivo da lei. Io, il mio sorriso e i tulipani gialli. Mi guarda in lacrime, ha un taglio su un labbro ed un occhio nero. Cosa ti è successo Stef? Chi ti ha toccata? Ancora lacrime… i fiori non risolvono sempre tutto.
Accendo una sigaretta, sono in piazza su una panchina. Io, il mio sorriso e i tulipani gialli.

Ho bisogno ancora di un goccetto

domenica 2 giugno 2013

un cane senza nome

Era già sera ed era già abbastanza sbronzo e deluso per bere ancora.  Così decise di fare quattro passi, per portare a spasso il cane. Il cane, non il suo cane, quello di lei che se ne era andata lasciandogli quell'ammasso di peli in salotto. Ma a Daniele piaceva quella strana compagnia silenziosa. La notte era scura, priva di stelle, ma il cielo era chiaro. La spiaggia deserta era il posto perfetto per poter restare lì a contemplare, a mangiarsi le mani e a maledirsi... per tutto ciò che aveva fatto e per tutto ciò che avrebbe dovuto dire e fare. Forse non era più nemmeno il caso di prendersela tanto. Ormai si trattava di passato e in fondo era davvero importante? Il mare iniziò muoversi e il vento tuonava e Daniele dentro trovò pace, il dolore che viveva in fondo era come quelle onde. Si buttavano contro la spiaggia ma poi ritornavano indietro senza grossi problemi. Lui era la spiaggia e poteva bagnarsi ma non sciogliersi del tutto. Poi un lampo e la pioggia e ancora un nodo alla gola, forse lui era solo quell'acqua cattiva che continuava a colpirlo. Il cane senza nome iniziò a spingerlo per tornare indietro. Daniele si alzò e salutò il mare, salutò il suo dolore e salutò se stesso. Dopo il temporale tutto sarebbe stato diverso.