martedì 8 marzo 2016

Samir

“Samir vieni, c’è qualcuno che ti cerca”. Il ragazzo posò i cuffioni e iniziò a scendere le scale. Subito un tremolio delle pareti gli ricordò di dove si trovava, da qualche parte era venuta giù una bomba. Era ormai quel tremare diventato il sottofondo ufficiale di ogni cosa si scegliesse di fare. La guerra civile prima ed ora gli attacchi occidentali rendevano la sua città una continua polveriera.
Ma Samir è forte dei suoi 16 anni e come tutti gli adolescenti non sente nemmeno lontano il puzzo della morte, sarà l’incoscienza.
Alla porta c’era Bashir, suo compagno di scuola, in una giacca troppo larga, forse del padre. “L’hai sentita? – Samir feci si con la testa – bene io ne ho abbastanza, voglio andar via”. Samir sorrise, aveva sentito quel discorso già tante volte. Bashir riprese: “ma questa volta non è come le altre, è appena arrivata una lettera di mio cugino dall’Italia, dice che lì c’è abbastanza lavoro per tutti. Capisci Samir? – lo guardò fisso negli occhi – possiamo finalmente cambiare la nostra vita, niente bombe e niente miseria, niente morte”.
Samir non ne era troppo convinto, suo padre era partito per la Francia quando lui era un bambino, in passato mandava soldi e giocattoli, poi d’improvviso più nulla. Sua madre da allora era caduta in depressione, in bilico tra le lacrime di una vedova e la rabbia di una donna tradita. No, l’occidente non prometteva nulla di buono.
“Credimi – incalzò Bashir – si tratta solo di passare il Mediterraneo, il resto verrà da sé. Pensa che mamma lascerà partire con me anche Fatima, è tutto sicuro questa volta”.
‘Fatima’… pensò in un attimo Samir e davanti agli occhi gli passò l’immagine di quella bambina vestita di viola che lo invitò da piccolino a prendere un caffè immaginario… poco dopo la vedeva cresciuta, in classe, che gli sorrideva da lontano… e poi in quella sera dell’estate scorsa, durante una tregua dalle bombe, mentre si promettevano amore per sempre.
Gli occhi di Samir sorrisero: “Certo, partiamo, il nostro futuro ci aspetta”. Bashir lo guardò entusiasta “cerca di convincere i tuoi, tra due settimane sarà aprile, un buon tempo per partire”. I due amici si strinsero in un forte abbraccio, poi Bashir andò via.
Samir corse in stanza, provò a collegarsi ad Internet ma niente, non c’era segnale. Si girò verso la sua libreria e cercò il suo vecchio libro di geografia. Cerco la cartina dell’Italia e iniziò a fantasticare sull’Italia e sulle tante opportunità che stavano per aprirsi davanti a lui. Immaginò Napoli e lui Fatima abbracciati stretti in un vicolo senza sole, pensò a Roma e alle sue antichità, si ricordò di Venezia e del suo galleggiare sull’acqua. Pensò ad un lavoro vero, ad una casa in periferia, con un po’ di orto, pensò a Fatima, al suo profumo che l’avrebbe accompagnato per sempre.
Poi fu un attimo, un secondo di silenzio e poi il fragore dell’esplosione. Tutto davanti ai suoi occhi si fece in mille pezzi e poi il vuoto. Chiuse gli occhi pensando a Fatima ed al suo profumo, era sotto le macerie della sua casa.

Lo ritrovarono ancora con in mano la cartina dell’Italia. La guerra è triste perché troppo spesso ti fa morire con i tuoi sogni ancora stretti tra le mani.