sabato 30 agosto 2014

I miei sogni sono qui, devo solo abituare i miei occhi a riconoscerli


"come si fa a giudicare quando una giornata è buona o meno?" Michele sorseggiava la sua birra ascoltando Enzo e i suoi discorsi infiniti. "Ti capita di stare lì a vivere al tuo posto, e tutto dal di fuori sembra perfetto... ma magari non è così. Tu vivi bene eppure ti manca qualcosa". "E' che il bene anestetizza", sentenziò Michele calmo. 
Erano alla terza birra e ormai i due vecchi amici parlavano in scioltezza. E' bello quando l'alcool ti gira per le vene, ti senti più libero, più vivo e sopratutto il mondo sembra più vero. Si erano conosciuti al liceo ma le loro strade si erano separate, non loro due però. Appena potevano scappavano al solito bar per la solita birra. 
"vedi la mia vita, quello che faccio, il lavoro, Antonella, sono proprio ciò che desidero. Non voglio essere altro, ma non puoi immaginare quanta fatica mi costi alzarmi tutte le mattine. Forse ho bisogno di qualcosa di nuovo, ma la mia testa in questo momento non sembra suggerirmi nulla", le mani di Enzo tamburellavano nervosamente sul tavolo. "io lo vivo di notte - lo interruppe Michele - quando nonostante la stanchezza gli occhi sembrano non volersi chiudere e scappano in cerca di qualcosa. Quel qualcosa io ho iniziato a cercarlo sulla moto. Man mano che accelero e il vento mi sbatte in faccia io mi sento più vivo". 
I sorrisi che entrambi si scambiavano erano un misto di adulazione reciproca ed invidia. Chissà perché noi esseri umani siamo abituati a pensare che chi ci sta di fronte in fondo se la passa meglio di noi. Quasi esorcizziamo le nostre paure denigrando gli altri.
"non andrai da nessuna parte così - la voce di Enzo si fece seria, il volto scuro -, non è guardando oltre che si riesce a trovare la felicità. Perché dovremmo cambiare ogni giorno le nostre aspettative e rincorrere nuove speranze? I miei sogni sono qui, devo solo abituare i miei occhi a riconoscerli". 
Michele si asciugò le labbra, poi puntò il suo sguardo in quello di Enzo. "pensi davvero che ci possa essere qualcosa che possa rendere ogni giorno una giorno migliore? Sarebbe un sogno, sorridere ai bambini che giocano, esultare al goal della tua squadra, guardare un tramonto, le emozioni di un concerto, il tuo studio premiato, una birra insieme, stringere tuo figlio fra le braccia". 
Lo sguardo di Michele era sognante, Enzo sorseggiò ancora della birra e si alzò.
Dovevano andare, tornare alla propria vita, alle proprie cose. Eppure quel tempo insieme aveva saputo regalare ad entrambi qualcosa, una sensazione strana, di quelle che ti attorcigliano lo stomaco e che ritorni a pensare ogni volta che stai fermo un attimo.
Forse era quella la gioia, non cercare il vento di nuove storie in faccia ma guardare negli occhi la propria vita e continuare a trovare un motivo per sorriderle sempre.