domenica 2 giugno 2013

un cane senza nome

Era già sera ed era già abbastanza sbronzo e deluso per bere ancora.  Così decise di fare quattro passi, per portare a spasso il cane. Il cane, non il suo cane, quello di lei che se ne era andata lasciandogli quell'ammasso di peli in salotto. Ma a Daniele piaceva quella strana compagnia silenziosa. La notte era scura, priva di stelle, ma il cielo era chiaro. La spiaggia deserta era il posto perfetto per poter restare lì a contemplare, a mangiarsi le mani e a maledirsi... per tutto ciò che aveva fatto e per tutto ciò che avrebbe dovuto dire e fare. Forse non era più nemmeno il caso di prendersela tanto. Ormai si trattava di passato e in fondo era davvero importante? Il mare iniziò muoversi e il vento tuonava e Daniele dentro trovò pace, il dolore che viveva in fondo era come quelle onde. Si buttavano contro la spiaggia ma poi ritornavano indietro senza grossi problemi. Lui era la spiaggia e poteva bagnarsi ma non sciogliersi del tutto. Poi un lampo e la pioggia e ancora un nodo alla gola, forse lui era solo quell'acqua cattiva che continuava a colpirlo. Il cane senza nome iniziò a spingerlo per tornare indietro. Daniele si alzò e salutò il mare, salutò il suo dolore e salutò se stesso. Dopo il temporale tutto sarebbe stato diverso.

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