venerdì 5 dicembre 2014

qualcuno che la guardasse così


le 13.15, ormai anche quest'ora di chimica è andata e ormai non vale più la pena a perdere tempo con gli appunti. "Ho sbagliato indirizzo e ho sbagliato a voler seguire questo corso senza nessuna base". Sbuffa nel suo maglione a colle alto, e in quel respiro c'è tutta la sua poca voglia di continuare, cosa? Forse nemmeno Claudia lo sa bene. Non voglia di continuare con la matematica, non voglia di uscire sempre con le stesse persone, non voglia di passare il suo tempo ad obbedire alle buone scelte di suo padre. Vorrebbe gridarglielo in faccia... "se solo ogni tanto lo vedessi", il suo pensiero ad alta voce fece scappare un sorriso al suo vicino di banco, ed anche lei non poté fare a meno di sorridere. "Ciao", l'aveva notato anche prima, è un bel ragazzo. "Non sono matta tranquillo", smorzò subito Claudia, "io invece sono Andrea, piacere". Che imbranato davvero quello era tutto quello che sapeva fare per provarci? "Pranziamo assieme?" - "Si", si sentì rispondere Claudia, un'altra occasione per stare un pò da sola gettata via, ma ormai non si poteva tornare indietro: "andiamo fuori però, al parco". 
Era freddo e le panchine libere poco invitanti, ma ormai... si sedettero accanto goffamente, come due sconosciuti, e quella pausa sembrò interminabile, piena di mezze frasi banali. 
Eppure nell'aria c'era qualcosa di nuovo, Qualcosa che Claudia non si aspettava, il suo sguardo confuso continuava a non aver voglia di... ed invece lo sguardo di Andrea sembrava non volersi mai più staccare da lei. Ed il suo cuore timido si riempì di un sorriso grande. Non si dissero molto quel giorno, ma Claudia capì che aspettava da tanto qualcuno che la guardasse così.

venerdì 24 ottobre 2014

un cuore a rotelle


"le chiavi, dove sono le chiavi. Dove le ho messe ieri sera"
Roberto ha già infilato il giubbotto e naturalmente è in ritardo, come al solito, con i capelli ancora bagnati, la puzza di caffé nel naso e la musica della sera prima che continua a danzargli nelle orecchie. Ecco le chiavi, finalmente in strada, ma solo il tempo che il freddo delle 7 del mattino gli trapani il cervello, "la mia borsa!", e ancora scale e di nuovo dentro, poi fuori. 
Naturalmente è ancora più in ritardo, ma il vento in faccia e i nervi tesi mentre guida la sua bici lo aiutano a risvegliarsi, e questo è un bene. 
Un mezzo sorriso da scemo gli spunta sul viso, il semaforo è rosso e lui è fermo. Sarà stata una birra di troppo ma ieri quel sorriso gli è rimasto in testa. Certo, aveva il suo numero di telefono da qualche parte. Una volta tornato a casa avrebbe aspettato un pò e poi l'avrebbe chiamata. Verde e si riparte, con ancora la noia di andare dove si sta andando. 
Roberto è un ragazzo come tanti ed ha dei sogni, ma sa che la vita che fa non gli permetterà di realizzarli, e allora tanto vale godersela e prendersi il meglio. Eppure ci sono dei momenti che non è così, come da lì a poco. Arrivato vicino all'entrata del bar dove doveva montare i suoi occhi sembrarono suggerirgli un miraggio, lasciò la bici e le corse incontro. Fuori a quel bar a chiedere l'elemosina c'era lei, la ragazza del sorriso, Roberto le si avvicinò deciso e stupito e... no, non era lei, eppure sembrava davvero lei. Il suo cuore andò a mille e iniziò a suggerire al suo corpo di fermarsi.
Aveva un'agenda piena di cose da fare, ma vuota di incontri, la sua vita era pian piano diventata così, piena di stimoli e di novità eppure vuota di persone capaci di strapparti un sorriso. 
Decise per quella mattina di fermarsi vicino a quella ragazza e di prendersi tutti i sorrisi e i gli sguardi di disprezzo che poteva, era assetato di vita vera. 
Roberto decise di ascoltare il cuore almeno per quella mattina e di lasciarlo andare via come in bici quando sei in discesa, senza troppo preoccuparsi delle conseguenze, come un cuore a rotelle.

mercoledì 15 ottobre 2014

il protagonista

forse è che sono diventato padre troppo in fretta, senza godermi ne la passione di un amore adulto, ne i nove mesi di trepidanti attese.
Lavorare in un'edicola non è poi così pesante ma tutto quel tempo libero a volte fa male, perché ti costringe a pensare. E nessuno di noi ha la coscienza così pulita da non aver problemi a restare solo. 
Ripenso al passato e inizio a chiedermi come sarei oggi se avessi avuto il coraggio di partire ed inseguirla quando andò a studiare in Germania. E mi chiedo come sarei oggi se chiudessi quest'edicola per mettermi a fare ciò che mi piace. Ma la vita ti imbriglia e quasi sempre ti imbroglia.
E ti ritrovi ad essere qualcun altro, attore di una vita che tu respiri ma non vivi appieno. 
Luigi non faceva nient'altro che questo, prendeva un giornale e giocava ad essere quel personaggio di cronaca o di gossip, l'importante è che almeno lì fosse lui il protagonista.


mercoledì 24 settembre 2014

e non hai più 20 anni

ci sono sensazioni che sono dure da mandare giù, che te le porti dietro come un raffreddore... Non è che stai male, ma hai bisogno costantemente di un fazzoletto. E' guardare il cielo e sentirsi piccolo, rivivere stendendo una camicia bagnata o passeggiando con il cane. Continua a mancarci qualcosa, cerchiamo ancora quel tanto che ci completi che ci dia una direzione, e intanto passa il tempo e le tue scelte cicatrizzano nel tuo petto le rinunce che hai fatto. Cosa avrei potuto vedere, chi avrei potuto incontrare.
E non hai più 20 anni ma nei tuoi brilla ancora il profumo dell'alba.
Avrò il coraggio di correre più veloce del sole domani?

lunedì 22 settembre 2014

inadeguata

era sempre la stessa storia, giorno dopo giorno. Ormai quasi non ci badava più, tutti passavano e le continuavano a dire sempre la stessa cosa: "ma come sei carina Anna, che sorriso".
Si, il sorriso di Anna era stupendo, di quelli che riempiono una stanza e, se non sei attento, il cuore. Ma a lei non bastava. Era stata educata così, a sorridere e a non lamentarsi. E così sorrideva, e tutti pensavano che le cose andassero bene, invece dietro quel sorriso si nascondevano occhi tremanti. 
Fa strano, ma è proprio così, a volte sono le persone apparentemente felici a sentirsi  inadeguate. 
Anna si sentiva inadeguata quando camminava per i corridoi della sua scuola, maturata prima delle altre non passava inosservata, ed era un continuo tirarsi giù la maglietta e coprirsi i seni con le braccia.
Si sentiva inadeguata quando veniva elogiata per un buon voto, lei così distratta da queste cose tanto da perdersi dietro ragionamenti senza senso.
Si sentiva inadeguata quando ascoltava suo padre e sua madre urlare, e lei così piccola e impotente a piangere tutte le lacrime sul cuscino.
Si sentiva inadeguata quando Michela le disse del bambino, la sua amica sarebbe entrata nel mondo dei grandi e a lei non rimaneva più nessuno.
Si sentiva inadeguata quando Luca le passò la mano sotto la maglietta e arrivò ai suoi seni, lei che ancora giocava con le bambole non sapeva bene che emozioni provare.
Era inadeguata, e quel senso di non essere al posto giusto era nella sua camminata, nei suoi capelli che continuava a toccarsi, nei suoi vestiti larghi, nei suoi occhi sempre veloci a cercare altro a cui aggrapparsi nei momenti più tristi. 
Solo il suo sorridere sembrava dire altro, chissà se mai avrà il coraggio di smettere.

martedì 9 settembre 2014

Ricordi

Hai presente quando sei solo per strada e ti rimangono impresse delle scene, delle immagini? Sei lì che pensi ad altro ed improvvisamente ecco che tutto di te si concentra su una nuvola, su un balcone con troppi panni stessi o magari sul colore di un auto. C'è qualcosa che dentro di te esce fuori e ti mostra emozioni che forse avevi dimenticato, come se avessi messo una parte di te in un cassetto per poi dimenticartene.
Di solito questa sensazione dura un'istante ma ti basta per farti staccare la spina e guardare il mondo con occhi semplici.
Chissà come sarebbe diversa questa sera di sopita solitudine se iniziassimo a guardare tutto con quegli occhi. Sapremmo gustare il mare ed il  suo fragore, rideremmo con il vento mentre ci scompiglia i capelli, ritorneremmo ad emozionarci quando lei ci stringe forte.

Potremmo ancora sperare nell'oggi, liberi dai tormenti di giornate strapiene di cose ma vuote di emozioni vere

sabato 30 agosto 2014

I miei sogni sono qui, devo solo abituare i miei occhi a riconoscerli


"come si fa a giudicare quando una giornata è buona o meno?" Michele sorseggiava la sua birra ascoltando Enzo e i suoi discorsi infiniti. "Ti capita di stare lì a vivere al tuo posto, e tutto dal di fuori sembra perfetto... ma magari non è così. Tu vivi bene eppure ti manca qualcosa". "E' che il bene anestetizza", sentenziò Michele calmo. 
Erano alla terza birra e ormai i due vecchi amici parlavano in scioltezza. E' bello quando l'alcool ti gira per le vene, ti senti più libero, più vivo e sopratutto il mondo sembra più vero. Si erano conosciuti al liceo ma le loro strade si erano separate, non loro due però. Appena potevano scappavano al solito bar per la solita birra. 
"vedi la mia vita, quello che faccio, il lavoro, Antonella, sono proprio ciò che desidero. Non voglio essere altro, ma non puoi immaginare quanta fatica mi costi alzarmi tutte le mattine. Forse ho bisogno di qualcosa di nuovo, ma la mia testa in questo momento non sembra suggerirmi nulla", le mani di Enzo tamburellavano nervosamente sul tavolo. "io lo vivo di notte - lo interruppe Michele - quando nonostante la stanchezza gli occhi sembrano non volersi chiudere e scappano in cerca di qualcosa. Quel qualcosa io ho iniziato a cercarlo sulla moto. Man mano che accelero e il vento mi sbatte in faccia io mi sento più vivo". 
I sorrisi che entrambi si scambiavano erano un misto di adulazione reciproca ed invidia. Chissà perché noi esseri umani siamo abituati a pensare che chi ci sta di fronte in fondo se la passa meglio di noi. Quasi esorcizziamo le nostre paure denigrando gli altri.
"non andrai da nessuna parte così - la voce di Enzo si fece seria, il volto scuro -, non è guardando oltre che si riesce a trovare la felicità. Perché dovremmo cambiare ogni giorno le nostre aspettative e rincorrere nuove speranze? I miei sogni sono qui, devo solo abituare i miei occhi a riconoscerli". 
Michele si asciugò le labbra, poi puntò il suo sguardo in quello di Enzo. "pensi davvero che ci possa essere qualcosa che possa rendere ogni giorno una giorno migliore? Sarebbe un sogno, sorridere ai bambini che giocano, esultare al goal della tua squadra, guardare un tramonto, le emozioni di un concerto, il tuo studio premiato, una birra insieme, stringere tuo figlio fra le braccia". 
Lo sguardo di Michele era sognante, Enzo sorseggiò ancora della birra e si alzò.
Dovevano andare, tornare alla propria vita, alle proprie cose. Eppure quel tempo insieme aveva saputo regalare ad entrambi qualcosa, una sensazione strana, di quelle che ti attorcigliano lo stomaco e che ritorni a pensare ogni volta che stai fermo un attimo.
Forse era quella la gioia, non cercare il vento di nuove storie in faccia ma guardare negli occhi la propria vita e continuare a trovare un motivo per sorriderle sempre.

martedì 24 giugno 2014

1.40

Era troppo tardi per scendere e comprare qualcosa, il suo frigo e delle scatolette di emergenza avrebbero dovuto per quella volta supplire alla sua fame.
Un quadro patetico, Riccardo, 28 anni, un po' di pancetta, carne in scatola e qualche sottiletta, naturalmente senza un piatto. Il richiamo del pc troppo forte. C'era un mondo dietro quello schermo che meritava di essere vissuto fino in fondo, o almeno così faceva finta di credere.
A Riccardo piacevano soprattutto i siti dove poteva scommettere, perché non guadagnare qualche extra ogni tanto? Quella frase gli era già costata tantissimo.
A 16 anni era un bel ragazzo, aveva amici, interessi e cose da fare. Era un tipo che si gettava in tutto a capofitto. Forse fu questo a tradirlo. "Che dici chi segna domani?", era una domanda innocua ma in Riccardo scattò qualcosa, c'era un modo facile per fare qualcosa di soldi, bastava in fondo stare attenti e studiare il campionato, le probabili formazioni etc... e poi, poteva finalmente vincere in qualche cosa.
Riccardo sembrò subito portato per quel gioco e scommettere poi metteva in circolo tante emozioni nuove. Era bello vincere ed in fondo ogni volta che perdi puoi riprovarci, così per ritornare alla pari insomma.
Il suo "hobby" gli costava poco, ma piano piano distrasse il cuore di Riccardo. Gli amici erano tutti passati in secondo piano. Sostituzioni, infortuni, classifiche dei marcatori e cartellini rossi erano le uniche cose che gli interessavano. La sua vita era diventata un gioco di quote e le giornate si misuravano in base ai goal fatti dal bomber di turno o dai rigori negati da un arbitro distratto.
Arrivato a 21 anni fu costretto a trovarsi un lavoro, in una catena di montaggio, zero pretese e altrettante prospettive. Ma qualche soldo buono per qualche puntata. Iniziò ad aprirsi un conto su internet e dietro quel muro di pagine protette da uno schermo sembrava quasi che non stesse coi soldi pian piano perdendo anche se stesso. Giornate passate tra la noia del lavoro e il televideo, interessi misurati in base a quanto poteva puntare, amici divisi tra quelli che ne capivano e quelli che non sarebbero mai riusciti a vincere nulla.  
Il mondo fuori dal suo mondo si è fatto intanto sempre più cattivo e ormai Riccardo sembra non averci più niente a che fare. Solo ogni tanto nel silenzio della sua solitudine che puzza di sporco e non curanza sembra ancora che il suo cuore provi a battere per qualcosa di vero. Ma basta una sigaretta arrabbiata per distrarre di nuovo il cuore, e qualche euro dispari per provare una falsa emozione


mercoledì 21 maggio 2014

al semaforo

a volte la vita somiglia tanto a quando sei in auto fermo al semaforo, di notte.
Sei solo e la strada davanti a te è libera, tu vorresti scattare e correre via, ma non puoi. Vedi davanti a te in lontananza altri semafori verdi, e vorresti raggiungerli.
Si può passare la vita ad inseguire un colore? La verità è che se stiamo parlando del colore dei tuoi occhi allora io sono disposto ad inseguirlo fino all'inferno. Ed è verde e scatto, veloce, ma tu ti allontani sempre più. Ed io passo la notte a rincorrerti, il mio sangue è nero per l'asfalto che devo ingoiare.
I tuoi occhi sono lì e fuggono via ed io sono ancora solo, anche questa notte.

domenica 11 maggio 2014

shining, running, forever

è troppo tempo che c'è il sole, questa aria primaverile porta sorrisi ma in fondo mi infastidisce.
C'è il sole e quella coppia di ragazzi che camminano abbracciati, c'è il sole ed i soliti ragazzini a giocare a pallone, c'è il sole e quella mamma che spinge il carrozzino con il suo. Quanta gioia può esserci nelle cose semplici, eppure per quanto tempo ho rifuggito queste dolce sensazioni.
Ho iniziato a bere e a volere fare a cazzotti con il mondo, poi incontrai lei e tutto sembrava perfetto.
Ma non lo era... non ero io come mi volevo e continuavo a chiedermi, perché? Perché sembra che io sia l'unico che non può essere felice?
Poi mi regalarono un Vangelo e sfogliandolo sorridevo al pensiero che si potesse impostare tutta la propria vita sull'astrattezza delle parole di Gesù. Eppure mi capitava una cosa strana, leggevo il Vangelo e dentro di me germogliava pace.
Ma si può vivere di Vangelo? scommetterei di si... devi solo avere il coraggio di dare tutto te stesso per questa cosa.
E allora brilliamo, perché il Signore ci vuole come un arcobaleno tra le persone.
Corriamo, perché Signore ho voglia di venirti incontro.
Forever

domenica 4 maggio 2014

fischiare l'inno ed esultare per la vittoria della coppa ITALIA


fischiare l'inno ed esultare per la vittoria della coppa ITALIA... 
dovete ammettere che un pò da incoerenti lo è.
Aprendo facebook noto con piacere che molti si sono sdegnati per quanto accaduto ieri allo stadio. Io non ho visto niente di nuovo, e scoprire (?) che tra i tifosi del Napoli (e non solo naturalmente) ci sono dei camorristi non mi stupisce. Spero che, visto che questo è il calcio che non ci piace, da domani fioccheranno le lettere di disdetta a sky e a mediaset premium. E naturalmente vedrò vuoti tutti i centri dove scommettere le "bollette". 

E diamo la colpa al Renzi di turno, e dimentichiamo che il domani migliore abbiamo il dovere di costruirlo qui ed ora. I politici al loro livello ed io al mio. Il calcio ci tiene anestetizzati, valete di più di un'appartenenza ad una maglia. Io amo la mia città e amo la sua storia... amo i vichi, amo le piazze, amo la musica, amo il mare, amo la gente che grida, amo il sole, amo Napoli.

Vi posto le strofe dell'inno di Mameli che più mi stanno a cuore



Noi siamo da secoli 
calpesti, derisi, 
perché non siam popoli, 
perché siam divisi. 
Raccolgaci un'unica
bandiera, una speme:
 di fonderci insieme 
già l'ora suonò. 


Uniamoci, amiamoci, 
l'unione e l'amore 
rivelano ai popoli 
le vie del Signore. 
Giuriamo far libero 
il suolo natio: 
uniti, per Dio, chi vincer ci può? 

giovedì 1 maggio 2014

un vento che ha il profumo della speranza


Ci cascano in tanti e a volte sembra davvero l'unica soluzione possibile, congelare il cuore.
Siamo immersi in giornate frenetiche, tra mille appuntamenti che non ci soddisfano, inseguendo lancette che corrono sempre troppo veloce.
Siamo stati abituati a riempirci di cose, da possedere, da fare, da vedere e non abbiamo curato l'ascolto.
Viviamo stressati dal non riuscire a rispettare i ritmi assordanti che ci imponiamo e non permettiamo al nostro spirito di dettare i tempi delle nostre giornate, ossessionati dal dover essere i migliori, posticipando ad un finale da fiaba il tempo dei sorrisi.
Il mondo invece va proprio all'incontrario, ti chiede di fermarti, di dare ascolto alle tue esigenze. Ti chiede di perdere tempo con gli anziani e di giocare con i bambini, ti chiede di sorridere con i giovani e di sognare e costruire oggi quel pezzetto di cielo che domani vorrai vivere, e di essere felice di tutto questo.
Puoi passare una vita intera a provare ad essere l'immagine sbiadita di un divo da copertina e ti ritroverai sempre con un'agenda piena ed un cuore trafitto da false speranze. Le mani che stringerai saranno sempre fredde, perché tu stesso non avrai il tempo per ascoltare lo sguardo di chi ti è accanto.
Oppure puoi tirare fuori dal congelatore il cuore e provare a resettare la tua vita. Certo sarà dura, ma se saprai trovare il tempo per leggere un buon libro, il tempo per un pò di silenzio, il tempo per una passeggiata, il tempo per gli amici veri, il tempo per Dio, scoprirai che le cose di cui hai bisogno sono davvero poche, e quando il tuo cuore tornerà a pulsare potrai smetterla di ingoiare a forza tutte le delusioni che un mondo frenetico ti impone di buttare giù, e ad ogni battito sentirai muoversi forte in te un vento nuovo. 
Un vento che ti chiede di andare, un vento che ha il profumo della speranza

mercoledì 30 aprile 2014

giovedì 24 aprile 2014

5 minuti


Dormi ora... Rosa spense la luce e chiuse la porta dietro di se.
Leggera si avviò verso il divano, con un pulsante zittì la televisione e chiuse tutto fuori di se. Erano iniziati i suoi 5 minuti e voleva che nessuno la disturbasse. Il fuoco nel camino provava a non morire ed in fondo era un dolce compagno per Rosa, 40 anni con una vita che non si era scelta e che non avrebbe mai avuto il coraggio di digerire. Anche lei provava a non morire. Sveglia all'alba, prepararsi prima della sveglia di Luca, il bambino che sua sorella le aveva lasciato, poi preparare Luca, mandarlo a scuola e poi il lavoro e le corse in una città che sentiva sempre meno sua. Dall'incidente nel quale perse sua sorella e i suoi genitori la sua vita aveva preso una piega imprevedibile. Non c'era più spazio per piaceri frivoli o per sogni da progettare, c'era solo un lento rincorrersi di cose da fare senza speranza, per il solo senso del dovere. Ma quando a sera tutto si spegneva Rosa tornava a vivere, erano 5 minuti soltanto, da quando Luca andava a dormire a quando lei doveva tornare a fare tutte le faccende di casa. Il tempo di una sigaretta e di stare con il cervello spento ad ascoltarsi, questo le bastava per sentirsi viva, forse la sua vita era solo una boccata di fumo eppure, tra i contorni grigi di quei 5 minuti, dal fondo del suo cuore ancora urlavano sogni che esigevano di prendere vita.
Ma erano 5 minuti, soli

giovedì 10 aprile 2014

Era uno abituato ad inseguire i sogni

Stare solo non era mai stato un problema. Anzi, forse negli ultimi tempi aveva preso a prenderci gusto.
Federico, 27 anni, lontano da casa da quando ne aveva 19. Era andato via per studiare informatica e si è ritrovato a portare pizze a destra e a sinistra e a sviluppare nuovi metodi per incasinarsi la vita. Come quando distratto sbagliava le consegne o andava via senza prendere soldi. O come quando restò muto quando lei aprì la porta e sorridendo la richiuse.
Era uno abituato ad inseguire i sogni e questo lo ha reso debole, perché aspettando la perfezione Federico non ha avuto mai il coraggio di gioire delle piccole cose. Il raggio di sole che ti scalda al mattino mentre corri a farti la doccia, il vento che scompiglia i capelli di lei mentre ti viene incontro, le risate con gli amici, una passeggiata al mare o magari in montagna.
E la debolezza è la porta del vuoto, quel senso di vomito che ti sale dallo stomaco e che ti fa ringhiare emozioni amare quando ti scontri con qualcuno. E prima sei arrabbiato, poi tutto ti è indifferente e la vita sembra non appartenenti più.
Quando Federico avrà sputato via tutte le sue lacrime potrà forse tornare a scegliere di alzarsi. Andare e costruire

giovedì 27 marzo 2014

E' un gioco di sguardi e promesse rubate


"Non puoi mica dirlo quando ti innamori! E' qualcosa che ti viene e basta, e con semplicità la tua testa ed il tuo cuore non pensano che a lui". Irene aveva ascoltato queste parole tante volte e mai ci aveva dato peso, eppure ora, in metro all'impiedi verso il finestrino, non può fare a meno di girarsi e guardarlo. L'ha visto la prima volta ieri, allo stesso posto; chiuso nel suo cappotto con la testa reclinata sul finestrino. Scende una fermata prima della sua e sale prima.
Chissà se mi ha notata, chissà se mi ha vista, magari oggi mi ferma, perché non scendere alla sua fermata e scoprire chi è, dove lavora...
E' un gioco di sguardi e promesse rubate l'amore, la fantasia rincorre un'occasione.
Irene è in metro ed il suo cuore sogna già un altrove

martedì 18 marzo 2014

nella ricerca di un volto

la vita era un gran casino. Almeno la sua era così.
Non era tanto la sua infanzia a creargli problemi, o i suoi amici o le donne rincorse ed incontrate.
Non era il cercare un lavoro o il completare gli studi che ammazzava le sue giornate.
Era qualcosa di diverso da quel fare a cui tutti sembravano ostinatamente legati. 
Era una voglia dentro di pace e di luce. 
La verità è che in fondo non si era mai sentito parte di questo mondo, e se tutto lo vivi dal di fuori finisce davvero che il mondo poi un giorno ti tenga fuori, alla porta.
E così le persone che incontri diventano solo una scusa per mostrare un volto di te diverso, nuovo, che non ti faccia rimpiangere le vecchie espressioni, le tue false emozioni. 
Poi sei solo, nell'armadio riguardi tutti i volti che provi ad essere, tutti i personaggi che ti sei costruito e che piano non ti hanno più permesso di respirare. 
E resti intrappolato nella ricerca di un volto che si applichi bene sulla tua faccia. 
Uno sguardo ed un sorriso che trovino il coraggio di essere davvero tuoi.

mercoledì 12 marzo 2014

restare abbracciati

L'amava, l'amava più di ogni altro pensiero. I suoi capelli, le sue mani... lei. L'amava almeno quanto si odiava, un ragazzo di 20 anni come tanti, per lui come troppi, patetico. La rincorreva con lo sguardo ma non aveva il coraggio di avvicinarsi. Poi fu lei a fare la prima mossa e lui era confuso e felice. Si, era felice e tutto gli sembrava a portata di mano. Eppure dopo un pò anche questo iniziò a non bastargli, fu un attimo ma inspiegabilmente non provava più il desiderio di restare abbracciato a lei, quanto erano vuoti i suoi abbracci. Si risentì inadeguato e solo. Si scoprì debole e fragile. Lesse un passo della Bibbia: "quando sono debole allora sono forte". Si accese una lampadina, fu un attimo che dentro gli portò pace. I deboli sono i preferiti del Signore, i soli sono i preferiti, e anche lui si sentì un preferito, si sentì amato.
Pianse e si inginocchiò. Da quanto tempo non respirava a pieni polmoni? Perché da piccolo corse via lontano dal prete e dalla chiesa? Eppure ora si sentiva pieno. Troppo, da doverlo donare, e fu così che corse ad abbracciarla ancora, e questa volta la respirò finché poté. 

giovedì 20 febbraio 2014

castelli di futuro


Il gusto del caffé sale rapido alle tempie e regala una sensazione di benessere, ed in un attimo ti senti a casa, anche se hai dormito in una brandina per sole poche ore. Anche se accanto a te non ci sono persone che puoi definire amici. Ma più veloci ritornano alla mente le immagini di ieri pomeriggio. Le bandiere, il corteo, poi un sasso, uno spintone e fumogeni che non ti permettevano di vedere niente. Doveva essere solo una manifestazione ma il fuoco della rivolta ribolliva tra l'asfalto. 
Andrea non è un duro, non lo è mai stato. Eppure oggi lì nei suoi jeans, con la felpa stropicciata e i ricordi ammaccati sembra voler prendere a pugni il mondo. 
Cosa ne è stato di quel ragazzino solare che amava gironzolare nell'officina del padre? Erano tempi felici ed ogni sera Andrea giocava a costruire castelli di futuro ed il mondo sembrava tutto a portata di mano.
Poi qualcosa è cambiato, la chiamavano crisi economica, ma Andrea ricorda solo che ha portato via l'officina a suo padre, e col tempo ed una bottiglia suo padre lontano da lui.
E si cresce ed il cuore accumula ferite e durante notti insonni Andrea impara a costruire castelli di dolore, quelli dove ti abitui a vivere pur di restare solo. Così le sue giornate passano grigie ed i suoi sorrisi si smorzano in attesa di un'occasione per mandare tutto all'aria.
Poi un giorno quell'occasione ti si presenta davanti. E Andrea le corre incontro. In piazza contro uno stato che pensa solo a se stesso e che già ha infranto troppi sogni, contro il perbenismo che lo ha tenuto legato per troppo tempo. Contro se stesso, perché il grido di libertà che ha dentro è più assordante di qualsiasi altro ragionamento.
Ed in quella pietra che vola c'è Andrea che grida contro tutto e tutti. Sognava di avere il mondo a portata di mano, non avrebbe mai pensato che tirargli un pugno gli avrebbe restituito il respiro.

domenica 19 gennaio 2014

amava suonare la chitarra

amava suonare la chitarra, e tutto passava in secondo piano quando aveva fra le mani qualcosa per fare musica. Lavorava come cameriere in una pizzeria, ma ogni momento che aveva libero suonava. Ed una nota dopo l'altra si estraniava andando via da se. Correndo per giri nuovi fuggiva dalla sua monotona realtà. Alla fine per essere felice bastava una birra, una sigaretta ed una chitarra, non chiedeva di più Fabio e in fondo non ci pensava nemmeno troppo.
A volte la felicità è a portata di mano, basta cercarla dentro e non lontano

giovedì 9 gennaio 2014

una vita dietro un obiettivo

La scuola ricominciava con un tiepido sole di gennaio. Le vacanze natalizie erano volate via per tutti, forse anche per la professoressa di storia, persa in discorsi senza soluzioni. Claudia sorrideva annoiata fingendo di prendere appunti su un vecchio diario, in realtà scarabbocchiava e giocava poi a cercare delle forme che potessero sembrare disegni.
Che Natale che era stato, Claudia ne aveva ancora pieni gli occhi. Aveva da poco compiuto 16 anni e finalmente poteva guidare il motorino. E non c'è niente di più bello che poter essere soli con il vento in faccia alla ricerca di storie. Si, perché a Claudia piacciono le storie, le piace fotografarle. Scruta le persone e scatta una foto, un particolare, un volto un sorriso. A sera passa ore a fantasticare su quelle persone e sulle loro storie. Un avvocato, una donna sola, un bambino senza padre, un randagio in cerca di cibo, due innamorati, una partita di carte. E' questo il mondo di Claudia, storie ferme in un istante, rinchiuse tra denti stretti che non lasciano trapelare emozioni. E' questo il mondo di Claudia, la sua storia persa per la paura di vivere attimi sfocati, attimi non immortalabili. Una vita dietro un obiettivo, capace di incrociare gli sguardi di tutti ma che non permette a nessuno di guardare il suo sorriso