domenica 24 novembre 2013

un sorriso per ogni risveglio


Un sorriso per ogni risveglio... 
questa era la filosofia di Arianna, perché fermarsi e stare male quando si può sorridere?
E' una ragazza bella Arianna, bella perché quando la guardi sa ancora arrossire, bella perché quando le parli le luccicano gli occhi. Ha i sogni e le speranze della sua età, 19 anni, e quando te li racconta non puoi far finta di niente, viene spontaneo anche a te di sognare ed immaginare un mondo diverso, magari con il suo sorriso. 
Ti innamori facilmente di una così, e poi scopri che è la ragazza di un tuo amico. Ed in fondo pensi che è la cosa più giusta. Ogni tanto la incontri per strada, e non puoi fare a meno di sorriderle e di accompagnarla con lo sguardo mentre va via.
Poi succede che non la vedi più e quasi te ne dimentichi, preso da mille cose inutili che ti ingrigiscono. Ed i colori veri che hai nel cuore quasi li dimentichi. Ma con tenacia costruisci altro, e provi ad essere felice e lo sei.
Un giorno come altri ascolti il pianto di un tuo amico, ti fa vedere il nome di sua cugina su un manifesto e ti racconta di quanto dolore ha dovuto sopportare. E' vento, e dentro di te nasce la sensazione che sia lei e tra mille affiora un ricordo. Una malattia da un nome impronunciabile l'ha portata lontano, e il sapore dei suoi capelli ed il nero dei suoi occhi ti penetrano nel cervello. 
Scopri che è andata via "felice", ed intuisci che la gioia, se ce l'hai dentro, niente può tenerla a bada, deve esplodere. 
Stasera guardo il cielo e tra le stelle rivedo il suo volto.

A presto, non ci siamo mai davvero conosciuti ma quei tuoi sorrisi mi sono rimasti dentro.

martedì 5 novembre 2013

un caffé...


Ti amo, ti amo così tanto che farei qualsiasi cosa per te.
Era la frase che Marta aveva più sentito dirsi negli ultimi anni. Lei, sulla quarantina, non più giovane eppure bella, bellissima perché capace di dipingere in pochi attimi una semplice storia in un affresco di passione. Sorrideva sempre Marta, eppure a Luca il barista sotto casa sua non sembra così.
Aveva l’occhio lungo Luca e gli piaceva fantasticare sulla vita delle persone che passavano per un caffè, in particolare su Marta, la donna più elegante che lui avesse mai incontrato. La vedeva triste, ma non come a chi è capitato qualcosa di brutto, ma triste di quelle tristezze che sanno di solitudine.
E Marta era così, sola.
Aveva dimenticato cosa fosse l’amore vero e così per lei gli abbracci erano diventati semplicemente strette e gli sguardi o le carezze un marcare un territorio, quello del suo corpo che lei non sentiva più veramente suo. Forse aveva bisogno solo di libertà e di un po’ di pace, ma si ostinava invece a chiedere solo un caffè. Luca, chissà perché, la immaginava professoressa di un liceo del centro, e quando le chiese come andasse con i ragazzi lei confuse, e le si strinsero il cuore ed il grembo pensando a quei figli che il suo mestiere le avevano proibito.
Luca ascoltò quel dolore e si fece serio, le chiese perdono per la sua goffaggine e le sorrise. Che sorriso aveva Luca, non diceva ne più ne meno di quello che un sorriso dovrebbe dire, ti faceva sentire abbracciata e basta. Marta sorrise a sua volta e uscì dal bar felice come una ragazzina.

E si convinse che forse quel vuoto che sentiva dentro chiedeva solo un sorriso sincero.