domenica 29 settembre 2013

preparo la valigia



Così solo da sentirmi vuoto
come in una strada di un paese sconosciuto
assaporare tutto e nulla che ti soddisfa
e la tua felicità costa poco eppure
mi manca il respiro e le mie mani cercano qualcosa
e mi basterebbe solo un sorriso

Se avrai la forza di chiudere i tuoi occhi in un pugno
ed il coraggio di gettarli via lontano
allora contemplerai l’Assoluto e l’Eterno,
respirerai Dio

lunedì 23 settembre 2013

lucia amava guardare la luna

Lucia amava guardare la luna, lo faceva spesso, ogni volta che poteva.
Guardava la luna e si dimenticava del resto, era una piccola donna. Non aveva molti amici, anzi forse a scuola era anche emarginata. Il fatto è che non era né bella né brutta, non si faceva notare e passava il suo tempo ad ascoltare cantanti lontani nel tempo con gli occhi rivolti alla finestra. Lucia era una ragazza semplice e non aveva mai fatto del male a nessuno e le piacevano i gatti, perché erano liberi di andare dove volevano.
Cresciuta continuava a guardare la luna dalla stanza in affitto nella città dove aveva iniziato l'università. Quella sera una sua coinquilina portò degli amici e fu impossibile nascondersi. Gennaro la scrutava e lei arrossiva. Uscirono con una scusa verso il balcone e lì con la luna che li guardava si baciarono.
Furono giorni veloci e Lucia quasi dimenticò della sua abitudine notturna. Un giorno a passeggio per la città lui sembrava inquieto e lei aveva un lungo sorriso ed una notizia da dargli. Un caffè al tavolino di un bar sul lungomare, ecco ci siamo, è un gioco di sguardi. "Devo dirti una cosa", la voce di Lucia era tremante.
Poi Gennaro che corre e due, tre uomini che lo bloccano, che lo gettano a terra. Lucia non sa e allora ingenua grida aiuto. Uno degli uomini le mostra il distintivo. 
"Cosa hai fatto Gennaro?". Un grido strozzato uscì dalla bocca di Lucia. Poi un attimo di calma, non gli avrebbe mai raccontato la bella notizia che portava nel grembo.
Forse era stata solo una parentesi, un'avventura. 
La vita di Lucia era cambiata, ma lei per il momento decise solo di tornare a fissare la luna.

lunedì 16 settembre 2013

e lì in fondo


Che occhi aveva in quel momento! Sembrava che tutta l’anima le fosse passata nello sguardo 

Non riuscirò mai a scrivere qualcosa di così vero. Ho bisogno di una sigaretta, e con il fumo se ne va anche la voglia di trovare nuove storie e di pensare. Ok, il paragone con Dostoevskij lo perderebbe chiunque. Ma io ho voglia di scrivere una storia che faccia storia, di tracciare una strada che possa diventare per gli altri la via. 
Spendo tanto di quel tempo a pensare a come dovrebbero essere fatte le cose, a cercare di rendere tutto perfetto. Il mio medico mi ha detto che sono un maniaco del controllo, e che vorrei solo che tutto andasse come deve. 
Come se sapessi distinguere davvero cosa è giusto e cosa è sbagliato.
I momenti peggiori li vivo quando sono a letto, con la faccia nel cuscino sento il fuoco che dallo stomaco grida, ciò che mi circonda non è all'altezza, o forse non lo sono io.
Le mia dita si immischiano fra le vertigini dei miei capelli ed i miei occhi vedono colori nuovi. E lì in fondo una luce: lei, lui, quel bambino, un cane, una palla, un gabbiano, un pittore. E le loro storie escono piano, me le tengo dentro per un pò e poi le caccio fuori. Non scriverò mai niente di eccezionale, eppure ciò che scruto deve prendere forma. E' bello poter vedere qualcuno che, almeno sulla carta, avrà il coraggio di vivere.

mercoledì 11 settembre 2013

banchi e gesso


Dicono che poi un giorno tutto questo mi mancherà.
Mi guardo dietro e penso che non mi interessa. Quante cose sono passate per quei banchi. La scuola non mi piace eppure ogni anno il mio cuore le mette in credito tante speranze.
Gli amici, i prof, le spiegazioni, le interrogazioni e poi i sogni ad occhi aperti, il dormire sul banco, scrivere sui muri, scappare per non essere visti, i filoni giù al mare. 
E mi sta stretta. Se penso che domani dovrò risedermi su quella sedia scomoda e fare a gara per prendere la migliore mi sale la rabbia. La rabbia di chi sa che domani sarà come oggi, la rabbia di chi sa che comunque vada anche domani sarà solo, la rabbia di chi deve saper fingere anche con gli amici, la rabbia di chi non è popolare e vorrebbe esserlo, la rabbia di chi ha la ragazza dei suoi sogni a due metri ma non trova il coraggio di sorriderle un attimo, la rabbia di chi si sente stretto anche nella sua pelle.
Eppure domani sarò seduto ancora lì, i miei occhi continueranno a cercare altro, i miei polmoni torneranno a respirare gesso ed il mio cuore imparerà piano a fissarla da lontano.

martedì 3 settembre 2013

alla mia età


Dicono che sia un'età strana. Dicono che sei grande, ma non abbastanza. Devi iniziare a prenderti delle responsabilità, ma sei ancora un bambino. Penso di vivere l'età dei non. E' difficile capire chi sei se devi partire da così tante negazioni. 
Da piccolo ti basta giocare, ed il tempo scorre via senza pensieri. La mia età è diversa, è tempo di stare affacciati ad una finestra a sognare le mille possibilità che non ti capiteranno mai. E passi il tempo a fantasticare su un telefono che non squilla, su una festa dove tutti saremo troppo imbarazzati per ballare.
E che di preciso nemmeno io so bene cosa voglio, e le mie qualità e le mie decisioni cambiano almeno tre volte al giorno. Potrei essere questo, o diventare quello. E quando si è giù si sa che non sarai mai come lui.
E mi chiudo in stanza, dietro. Dietro il pc che mi protegge dal suo sguardo, dietro i libri che fanno felice mamma, dietro me perché ho paura di non essere abbastanza.
Chi sono davvero? Chi sarò domani?
E che alla mia età ti sembra di avere tutto a portata di mano, e gli occhi si riempiono di lacrime quando ti accorgi che nei pugni rischia di rimanerti solo lo sporco dei tuoi sogni.