"Coraggio, coraggio, coraggio!", diceva tra se e se Fabrizio come un mantra. Era stata una strana serata quella, iniziata con gli amici di sempre e conclusa come sempre con una birra da solo fuori al parco di casa sua. A Fabrizio piaceva aspettare l'alba così, con la testa troppo piena di musica ed alcol per pensare davvero, troppo vuota di sguardi sinceri per smettere di farlo.
Fu un attimo, un battito di vento che lo avvolse tutto, ed un profumo di buono che invase le sue tempie, l'alcol fa sembrare belle tante ragazze ma questa che gli era passata accanto era un angelo.
"Coraggio, coraggio, coraggio!", devo fermarla... Fu una questione di attimi, le si avvicinò ma non riuscì a parlare, lei era lì che gli sorrideva. Da vicino non poté non notare che il cappello di lei nascondeva un male troppo grande per essere digerito da una birra.
"Non preoccuparti", disse lei imbarazzata. E andò via.
Fabrizio la vide andare e vide con lei andarsene anche una parte di se. Si vide perso, le sue giornate tutte tali e quali, passate nel benessere e nel fare tutto ciò che voleva, non erano nemmeno lontanamente paragonabili alla gioia del sorriso di quella ragazza malata.
Si senti un nodo in gola, ma poi decise di sputarlo via e corse da lei. Non sapeva bene ne cosa dire ne cosa fare, ma in quel sorriso aveva visto una mano tesa, in quella malattia una luce nuova per guardare alla sua vita. Decise di aggrapparsi con forza a quella mano, voleva imparare a sorridere come lei.
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