Ieri è stata una giornata molto particolare...
non scendo nei dettagli della cronaca ma vorrei che capiste un po' il mio stato d'animo.
Ero solo, con tante persone che mi vogliono bene, eppure solo. Un incubo che si realizza.
Conoscere tante persone che ti ammirano, che ti apprezzano, che fanno il tifo per te ed avere contemporaneamente bisogno di qualcuno che ti stia accanto davvero.
Qualcuno c'è stato, ma tanti altri no. Ed il mio cuore si è appesantito ed ha avuto paura.
Ho pensato a quante volte vivo questa paura e a come questo dolore sia cicatrice sulla mia pelle.
Un vuoto, con la continua speranza di essere colmato, sempre più vuoto.
Il giorno dopo è difficile, come al solito.. il risveglio ed il finto ritorno ai tuoi giorni di sempre non cancellano la nausea che coltivi dentro, ed io di vomito nello stomaco a quanto pare ne avevo da un bel po'.
Eppure forse sono chiamato ad accettare anche questa povertà di affetti come un dono.
Si, come un dono... perché in questo tempo di quaresima ho conosciuto fratelli che vivono soli sempre, e sono chiamato a vivere anche il loro dolore. Così questa cicatrice che mi pulsa in petto inizia ad avere senso, ed il muro che la mia testa ha eretto per non guardare al male che mi attacca pian piano crolla.
La foto ricorda il muro di Berlino, a me particolarmente caro. Oggi una parte di me si sente come quel muro. Quel muro che divide e lascia soli, quel muro abbattuto il quale ci si è potuti tuffare gli uni nella braccia degli altri. Tuffiamoci allora, perché il grido del nostro dolore diventi ponte per l'incontro... dopotutto il grido di dolore della Croce non è forse nient'altro che il braccio teso di Gesù verso la mia vita.
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