lunedì 9 dicembre 2013

ana


"E' pronto!". Michela vede  correre veloce il suo fratellino verso la cucina. Lei si ferma ancora un pò davanti al pc, sa bene che sua madre chiama a raduno tutti ben prima che sia pronto davvero. Giusto il tempo di dare un'occhiata a facebook. "Ma hai mangiato tutto il frigorifero?" Il commento ad una foto pubblicata da una amica di Michela la lasciò di sasso. Non pubblicava mai foto, si vergognava di mostrarsi, tutti la prendevano sempre in giro. Eppure quella volta quella amica l'aveva messa a nudo davanti a tutti. Rabbia, delusione e sopratutto quel sentirsi soli al mondo improvvisi salirono alla gola di Michela. "E' pronto!", gridò più forte sua madre. Questa volta Michela corse veloce e sedutasi iniziò a mangiare, con la testa bassa ed il cibo che respingeva giù l'amaro che le era in gola. 
Era da un pò di tempo che andava avanti questa storia, Michela buttava giù il dolore ingoiando di tutto. Suo padre da bambina la prendeva in giro perché era rotondetta e lei sorrideva ma dentro senza saperlo si svuotava. A 14 anni quel vuoto era diventato troppo grande e così aveva iniziato a riempirsi di tutto ciò che le capitava a tiro, tutto pur di anestetizzare quel dolore. 
Quella sera però quel commento su fb le ritornava alla testa, lo ascoltava nell'aria e non poteva restare indifferente. Si guardò allo specchio e si odiò come sempre e dentro percepì la voglia di essere altro. Un pensiero si insinuò tra tanti: "smettila, grassona". 
E Michela smise. Fu difficile, ma continuava a sostenerla una forza di volontà strana che le suggeriva sempre: "così no Michela". 
Arrivò il giorno del suo 15° compleanno e per la prima volta decise di pubblicare una foto sul proprio profilo. Corse con un largo sorriso quando sentì il suono della notifica del cellulare: "chissà chi ha messo il mi piace". Quel sorriso divenne veloce una lacrima: "anche con 30 kg in meno non ti si può guardare".
Michela si gettò in lacrime sul divano, a cosa erano serviti tutti quei sacrifici?
Silenziosa dentro di se sentì muoversi ancora quella voce: "non vali niente, smettila di mangiare... smettila". Michela aveva paura e sentì che quel vuoto che aveva dentro poteva essere colmato solo da altro vuoto, quella sera non scese a cena.
Ed il giorno dopo fece lo stesso.
Perse peso, più del dovuto, ma continuò a sentirsi brutta, continuò ad essere sola.

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